Home Cronaca Racket al cantiere dell’Eurospin a Melito, ordinanza annullata per il ras Murolo

Racket al cantiere dell’Eurospin a Melito, ordinanza annullata per il ras Murolo

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A poche settimane dagli arresti comincia a scricchiolare l’inchiesta della Procura di Napoli che portò all’arresto di cinque esponenti del clan Amato-Pagano accusati di aver tentato un’estorsione ad un supermercato Eurospin a Melito. La prima ‘picconata’ è arrivata dal tribunale del Riesame (X sezione) che ha annullato l’ordinanza a carico di Fortunato Murolo indicato come uno dei ‘vertici’ della galassia scissionista. A ridimensionare il quadro probatorio contro il ras le solide argomentazioni difensive presentate dai suoi legali, gli avvocati Luigi Senese, Andrea Di Lorenzo e Rocco Maria Spina che sono dunque riusciti a far breccia nei giudici. Ad eseguire le ordinanze qualche settimana fa sono stati i carabinieri della compagnia di Marano di Napoli, provvedimento (firmato dal gip Linda D’Ancona) che ha interessato oltre che Murolo, il reggente Marco Liguori, Salvatore Chiariello ‘o boxer, Domenico De Mase ‘cap e vacca’ e Nicola Schiavone. I cinque, ritenuti gravemente indiziati di estorsione aggravata dal metodo mafioso, per la Procura avrebbero convocato nella primavera del 2019 l’imprenditore Luigi Vitiello per estorcergli una tangente da 200mila euro, per la realizzazione di un supermercato in via Circumvallazione esterna, dove erano in corso i lavori di costruzione per conto dell’Eurospin. L’imprenditore, successivamente e in seguito ad un incontro con i soggetti in questione, sarebbe riuscito a intavolare una trattativa ottenendo una ‘quota’ minore, di 80mila euro. In sede di denuncia l’uomo ha raccontato ai carabinieri il primo ‘contatto’ avuto con gli uomini del clan: «Un vigilante riferiva che due soggetti a bordo di un motoveicolo entrambi con casco, si erano presentati sul cantiere e con fare minaccioso in dialetto napoletano gli avevano detto “vist ca non vi siete messi a posto è meglio che levate mano”. A tal punto chiedevo spiegazioni del perché questi non mi aveva immediatamente contattato per riferirmi dell’accaduto e mi chiariva che aveva avuto paura di una mia reazione nel merito; ovvero aveva paura che oi mi fossi recato immediatamente da voi carabinieri per denunciare l’accaduto come in effetti ho fatto».

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L’escamotage usato dagli Amato-Pagano per il ‘pagamento’

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Successivamente l’uomo ha spiegato ai carabinieri come è riuscito a far abbassare le pretese al clan, come era stato contattato descrivendo l’incontro avuto con gli uomini del gruppo fino alla modalità escogitata da Liguori e i suoi per portare a termine l’estorsione. L’imprenditore, nonostante la denuncia, non sapeva comunque di essere intercettato dai carabinieri e in una conversazione captata all’interno della sua auto con la fidanzata spiega a quest’ultima le modalità attraverso cui avrebbe dovuto ‘saldare’ la tangente:«Io adesso prendo a uno della vigilanza, vedi quanto sono cornuti no! Un istituto di vigilanza, questi qua armati e compagnia bella, che già passò sul cantiere, è una persona comunque… loro… ha detto “fateci fare la vigilanza, i soldi ce li mandate tramite quelli là”… Cioè, tramite questo cristiano della vigilanza». In pratica secondo l’imprenditore gli Amato-Pagano, per evitare passaggi di mano di soldi, avrebbero realizzato l’estorsione camuffando l’imposizione come un normale pagamento fatto agli addetti del servizio di vigilanza.

 

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