Home Cronaca Racket all’ospedale di Pozzuoli: 3 condanne in Appello ai parenti del boss

Racket all’ospedale di Pozzuoli: 3 condanne in Appello ai parenti del boss

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Condannati in appello per estorsione nel processo che vedeva alla sbarra tre persone accusate di aver chiesto il pizzo ad un imprenditore per alcuni lavori all’interno dell’Ospedale di Pozzuoli. La Corte dell’Appello di Napoli – Quarta Sezione – ha condannato Ferdinando Longobardo, fratello del capoclan Gennaro Longobardi, Salvatore Carullo, genero di Gennaro Longobardi e Marco Vaccaro. Condanna mite per Vaccaro (difeso dall’avvocato Luca Gili), che ha incassato 3 anni e 4 mesi di reclusione, sconto di pena rispetto ai 4 anni e 6 mesi inflitti in primo grado; Longobardo condannato invece a 6 anni, due mesi e 20 giorni di reclusione rispetto la pena in primo grado di 6 anni e 8 mesi; Carullo, condannato a 3 anni e 4 mesi.

Le indagini

Secondo le indagini i tre avrebbero chiesto una tangente da 150mila euro per un appalto da 3 milioni e mezzo di euro per alcuni lavori all’interno dell’Ospedale di Pozzuoli e la richiesta di pizzo mensile da 400 euro sull’installazione in regime di «monopolio camorristico» dei videopoker (vicenda di cui risponde Carillo). Con queste accuse furono arrestati dai carabinieri del reparto operativo del nucleo investigativo di Napoli, secondo cui i tre avrebbero preso di mira la ditta edile che ha realizzato i lavori nell’ospedale napoletano imponendo una tangente da 150mila euro a favore degli «Amici di Pozzuoli», come in gergo criminale si autodefinisce la cosca che fa capo ai Longobardi-Beneduce, per anni clan egemone tra Pozzuoli e Quarto prima dell’ascesa della cosca dei Ferro e dei Pagliuca.

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Fondamentale nell’arresto dei tre finiti in manette, nel blitz scattato tra Monterusciello e Quarto, sarebbe stata la collaborazione da parte delle vittime. In particolare, i carabinieri tenevano d’occhio da mesi soprattutto Ferdinando Longobardo, sottoposto alla misura della sorveglianza speciale e sul cui capo pende una richiesta di condanna a 10 anni di reclusione nell’ambito dell’inchiesta «Iron Men» che a novembre di due anni fa portò ai 46 arresti che decimarono la cosca dei Ferro e dei Longobardi. Pedinamenti in borghese, intercettazioni ambientali e telefoniche hanno messo i militari sulle tracce dei tre presunti estorsori del clan.

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