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Racket del clan Mallardo a Giugliano, chiesti 79 anni di carcere: il Comune non si costituisce parte civile

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E’ di 79 anni di carcere in totale la richiesta di carcere per i 9 imputati nel processo sui presunti estorsori del clan Mallardo arrestati nel blitz del giugno 2022. Davanti al Gup dott. Marco Carbone della 42esima sezione del tribunale di napoli,  il Pubblico Ministero della DDA, Dottoressa Antonella Serio, ha chiesto le seguenti condanne: Barbato Davide anni 11 di reclusione; Comite Oreste anni 6 di reclusione; Di Nardo Michele anni 11; Maione Carmine anni 9 mesi 6; Mallardo Antonio anni 6; Pirozzi Angelo anni 10; Russo Antonio anni 9; Seguino Antonio anni 6: Vallefuoco Biagio anni 10 mesi 6. 
Sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di estorsione, consumata o tentata, detenzione e porto illegale di armi comuni di sparo, aggravati dalle finalità e modalità mafiose.
Il processo è stato rinviato al 3 luglio 2023 per l’arringa degli avvocati Michele Giametta. Luigi Poziello, Giampaolo Schettino, Celestino Gentile e Alessandro Caserta.
L’Amministrazione comunale di Giugliano non si è costituito parte civile in questo procedimento, né nell’altro processo sul clan Mallardo filone Olimpio ed altri. Una scelta alquanto discutibile visto l’emergenza del fenomeno estorisivo che nella terza città della Campania è sempre più forte, come sottolineato anche in una recente intervista ad InterNapoli del referente Fai in provincia di Napoli Salvatore Cantone. (leggi qui l’articolo)

L’inchiesta

Nemmeno il tempo di uscire dal carcere e già si era messo all’opera: Michele Di Nardo, ras del clan Mallardo, non ha perso tempo. A metà ottobre del 2021 era uscito dopo 10 anni di reclusione ed appena qualche giorno dopo ha messo in moto la sua ‘batteria’ mettendo a ferro e fuoco Giugliano con le sue richieste estorsive. Nel mirino soprattutto i cantieri edili di Giugliano, passati completamente al setaccio. Le richieste oscillavano a seconda della grandezza del cantiere: dai 10mila ai 20mila euro, sia al centro che in fascia costiera.

Il metodo degli estorsori

“Embè a noi non devi dare niente?”. “Noi siamo i compagni di Giugliano, pure noi abbiamo figli come li tenete voi. Ci dovete fare un regalo, anche noi dobbiamo campare”. “Dite al masto che prima di iniziare i lavori deve passare per Giugliano”

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Queste, più o meno, le frasi utilizzate dai vari affiliati verso le vittime. Qualcuno veniva minacciato in loco, altri venivano prelevati e portati direttamente dal ‘masto’ per l’imbasciata.

Per esempio a fine ottobre pretesero 20mila euro ad un noto imprenditore edile per 4 cantieri. La vittima fu portata nel cortile di un’abitazione nel quartiere di Sant’Anna e qui minacciato. Nel mirino anche commercianti e altri imprenditori. Ad una vittima furono chiesti 3000 euro come acconto per una richiesta totale di 10mila euro come estorsione per i lavori di costruzione di un distributore di carburante con annesso bar ed officina meccanica che aveva in corso sul terreno in via Domiziana. Nel mirino del racket anche un noto bar, ristorante, hotel a lago Patria, costretto a versare 700 euro.

Agli estorsori dei Mallardo non poteva non far gola anche il business del Superbonus 110%, grazie al quale sono stati aperti diversi cantieri in città. Da imprenditore che stava ristrutturando un palazzo grazie al superbonus si fecero consegnare 1500 euro. Stesso ‘prezzo’ chiesero al titolare di una concessionaria d’auto sulla fascia costiera.

 

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