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“Tre anni di Reddito di Cittadinanza poi stop”, arrivano gli annunci dal Governo

"Tre anni di Reddito di Cittadinanza poi stop", arrivano gli annunci dal Governo
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Il governo sta studiando la riforma del Reddito di Cittadinanza, infatti, tanti esponenti hanno già anticipato le prossime mosse in vista del Consiglio dei Ministri. “Siamo ancora nella fase di studio. Abbiamo proposto di non estenderlo più a vita ma con una tempistica precisa per chi è abile al lavoro: 18 mesi di reddito con sei mesi di stop con formazione e inserimento nel mondo del lavoro, poi un decalage di 12 mesi. Arriviamo a un percorso di 36 mesi di reddito e poi si esce”, ha detto il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon. Inoltre ha fatto delle ipotesi in vista della prossima manovra: “La parte assistenzialistica ha avuto una grande funzione“, ma l’assegno è stato definito “un vero fallimento per gli abili al lavoro”

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Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, nei giorni scorsi è intervenuto sul tema: “Nella prossima manovra ci sarà una dovuta revisione di uno strumento che era stato pensato per creare lavoro ma che invece disincentiva il lavoro e penso al Rdc che va lasciato a chi non può lavorare ma non può essere strumento di disincentivo al lavoro”

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, spiegava: “Chi ha tra i 18 e i 59 anni, senza minori a carico, ed è in grado di lavorare perderà l’assegno legato al Reddito di cittadinanza, anche se non immediatamente. Lo manterranno, invece, gli invalidi, chi è in difficoltà, chi ha minori a carico senza avere adeguati mezzi di sostentamento”.

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Si è raggiunto un record di percettori nel picco della pandemia, nella prima parte del 2021, con 3,9 milioni di individui beneficiari di almeno una mensilità di Rdc – spiega -. A ottobre i percettori sono scesi a circa 2,45 milioni di persone, corrispondenti a 1,16 milioni di nuclei familiari. Circa il 20% dei percettori già lavorava, con guadagni minimi, fin dall’inizio della misura e non ha smesso di farlo, anzi ha aumentato la propria offerta sul mercato, come abbiamo rilevato nell’ultimo rapporto annuale Inps. Un dato sufficiente a rilevare che il reddito non incentiva a stare sul divano“.

Fra gli altri dati sul triennio: “il 65% dei percettori sono anziani, disabili e minori e persone che non hanno mai lavorato; il 10%, 350 mila persone, ha trovato lavoro; un altro 5% ha il reddito e non lavora e potrebbe essere inserito nel mercato con politiche mirate”.

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