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Renzi: «Chi paga le tasse è scemo». Il conduttore: «Con che titolo parla?»

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Sembra che la classe politica italiana stia brancolando nel buio. Ogni giorno ne leggiamo e ascoltiamo di tutti i colori. L’approssimazione degli interventi pubblici – quelli attraverso i quali i politici spiegano le “cose” agli italiani, per capirci – non fa altro che peggiorare le cose. Il risultato immediato è l’ilarità degli spettatori paganti. Sfumata l’ilarità, però, resta un amaro senso di inadeguatezza e smarrimento, amaro come la polvere. L’ultimo di questi teatrini è andato in scena ieri sera nel salotto televisivo di Bruno Vespa: il protagonista, Luigi Di Maio, ha sbandato pericolosamente alla deriva. Ventiquattro ore prima, però, la settimana della comicità l’aveva inaugurata Matteo Renzi, ospite a Di Martedì su La7, trasmissione condotta da Giovanni Floris.

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Il Senatore in quota Pd ed ex Premier ha costruito il suo intervento impostandolo sull’attacco frontale all’attuale governo Lega-Movimento 5stelle. Tuttavia, a più riprese, il conduttore ha provato a riportarlo sul punto focale della discussione. Floris, in breve, ha provato ad impostare il dibattito partendo dalle differenze tra l’operato di questo governo e quello di Matteo Renzi. Il Senatore, di tutta risposta, ha ammonito Floris, accusandolo di voler parlare sempre e solo di lui anche se, ha puntualizzato, non è al Governo da due anni. Floris, freddo e tagliente come una lama ben affilata, ha messo il punto con una frase emblematica. «Veramente è in discussione la sua titolarità a parlare degli altri». Un ordigno esploso nella dialettica di Matteo Renzi. E, quindi, l’ennesimo teatrino.
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