E’ una storia dall’epilogo triste che non si riesce a dimenticare. Non la dimentica la vittima e nemmeno il colpevole. Questa mattina, anche la Corte d’Appello si è aggiunta alla lista di quelli che non dimenticano, ritornando al lontano 2013. E’ di quell’anno la storia di sesso forzato e violenza, che è stata discussa dagli avvocati della difesa e dell’accusa, avanti al Giudice. Un uomo, Michele P. (58 anni di Casapulla, nda), pensò bene di corteggiare la sua coinquilina. Lei era sua amica, i due si fidavano l’un l’altra e condividevano l’affitto. Quando le avances si fecero più insistenti, lei mise il punto, senza mezzi termini. Accettare un rifiuto non è mai semplice ma la tragedia è un’altra cosa.
I due erano coinquilini, lui la costrinse ad avere un rapporto sessuale
E’ quella che, quella sera, si consumò tra le mura reputate amiche. Lui le si fiondò addosso, le sfilò i vestiti di dosso con la forza. Le sfilò le mutandine e la costrinse a fare sesso. La violentò. La donna, però, trovò il coraggio di reagire e denunciò l’aggressione. L’uomo fu condannato per violenza e lesioni aggravate. Oggi, è lo stesso imputato a chiedere di riesaminare il suo caso. Se anche questo grado di giudizio dovesse confermare i precedenti verdetti, per l’uomo si aprirebbero le porte del carcere. Porte che rimarrebbero chiuse a lungo.
