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Salvini: “No allo stop delle partite per i cori razzisti”. Il Napoli non ci sta: “Ci fermeremo”

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«L’obiettivo è sradicare la delinquenza da dentro e da fuori gli stadi e su questo utilizzeremo ogni mezzo. Le persone sottoposte a Daspo sono circa 6.500 rispetto ad un fenomeno che coinvolge 12 milioni di appassionati. Lo stop alle partite sarebbe la sconfitta dello Stato». Sostanzialmente, il Ministro Matteo Salvini ha preso le parti dei tifosi organizzati. Ma non nell’accezione positiva del termine, sia chiaro. In molti hanno scritto e evidenziato come Salvini abbia ribadito la sacralità della libertà di espressione negli stadi italiani, depotenziando il razzismo imperante. fare di tutta l’erba un fascio, se così si può dire, accomunando la discriminazione razziale a quelli che definiremmo “cori contro” l’avversario è un escamotage piuttosto furbo. Ma il trucco è presto svelato. Depotenziare il razzismo non ha niente a che fare con la libertà di espressione. Che deve assolutamente essere garantita, sempre.

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Il Ministro matteo Salvini alla festa dei 50 anni della Curva Sud milanista – Google

I cori razzisti sono una cosa, i “cori contro” un’altra

Il razzismo è una piaga, una deriva della società moderna e che, spesso e volentieri, contraddistingue la storia personale e politica dello stesso Matteo Salvini (ad esempio, il coro contro i napoletani che cantò al raduno di Pontida del 2009). Non stupisce, a questo punto, il suo tentativo di generalizzare e sminuire i cori razzisti, associandoli a tutti gli altri che con il razzismo non hanno nulla in comune. E’ di questo avviso, ad esempio, la SSC Napoli. La risposta del club di Aurelio De Laurentiis è stata perentoria e netta. “Se dovessero ripetersi episodi come quello di San Siro nella sera di Santo Stefano, ci fermeremo senza esitare“. E’ ora che gli organi di governo – Salvini in primis – comincino ad affrontare la realtà per quella che è, senza letture e narrazioni forzate e costruite ad hoc. Il razzismo va combattuto, senza se e senza ma.

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