Avevamo le idee chiare dall’inizio. Tra grandi club bisogna rispettare i tempi. Voglio ringraziare il Chelsea e Marina.
E’ stata una sensazione forte, ho visto la società determinata come mai mi era successo. Ho visto determinazione e compattezza nella dirigenza.
Al Napoli ho dato tutto. Poi avevo un dubbio: restare per amore nei confronti del club o andare via, perchè credevo di essere arrivato alla fine di un ciclo. Poi il club ha annunciato Ancelotti ed io ho deciso di fare un’esperienza bellissima in Premier League. La Juventus, miglior club italiano al momento, mi ha offerto l’opportunità di tornare in Italia. E’ il coronamento di carriera lunghissima.
Mi aspetto di svegliarmi la mattina e studiare come vincere le partite. In Itali ala Juve è la favorita e ha l’obbligo di fare bene. In Champions l’obiettivo è di vincere, ma in Europa ci sono 8-9 squadre che hanno lo stesso obiettivo. Le responsabilità sono più forti in Italia. Quello europeo è un sogno da provare a conseguire con ferocia.
Se nel corso degli anni avessi avuto tutte le emozioni che mi sono state attribuite sarei morto d’infarto da tempo…. Non arrivo qui dopo aver allenato i dilettanti. Arrivo qui dal Chelsea, un altro grande club ma con meno storia. Essere alla Juve lo ritengo un grosso passo in avanti.
E’ il top mondiale, ha quasi tutti i record che si possono avere nel calcio. Mi piacerebbe fargli battere altri.
Ho vissuto 3 anni con il pensiero di battere la Juve perché eravamo in quel momento l’alternativa più credibile. Ho dato il 110% non ci siamo riusciti. Lo rifarei. Ma è un’avversità sportiva che adesso è finita. La mia professionalità mi porterà a dare il massimo per questa squadra.
Non voglio entrare in quelle che sono le dichiarazioni pubbliche dei giocatori. Io penso che nella vita ho rispettato tutti, ho dato sempre il 110%.
Conta vincere, siamo qui per questo. Non esiste una ricetta precisa per vincere. La scelta è stata fatta perché pensiamo che la spinta propulsiva che si era creata in questi anni poteva affievolirsi.
Non si parte dal modulo. Si deve capire quali giocatori sono adatti, conoscerli, parlarci e intorno ai giocatori più qualitativi costruire intorno il modulo. Ho fatto il 4-3-3, il 4-2-3-1, il 4-3-2-1. Al Chelsea avevo un 4-3-3 diverso da quello del Napoli. Bisogna avere le idee chiare su 2 o 3 giocatori che ci possono far fare la differenza e poi metterli nelle condizioni per farli esprimere al massimo. Il modulo sarà una conseguenza.
Arrivo con scetticismo come dappertutto. Arrivo a Empoli e sono scettici. Così come al Napoli e al Chelsea. E ora alla Juve. Vengo dalla storia mia. Per togliere lo scetticismo c’è un solo modo: vincere e convincere. Andare in campo per divertire e fare risultato.
I club sono fatti di persone e al primo approccio mi ha colpito il fatto di vederli molto uniti tra di loro, compatti. E questo è importante perché lavori per un club ma il sentimento affettivo che ti porta a fare l’1% in più è il rapporto con le persone. A me sono bastate un paio di cene insieme a loro per capire che sono un gruppo forte per compattezza, determinazione e mentalità e questo mi piace molto.
Ho allenato il giocatore che ha fatto più gol in Serie A, mi piacerebbe averne due. Sarebbe una soddisfazione enorme.
Giocatori con quelle qualità possono giocare in qualsiasi ruolo. Poi possono cambiare le caratteristiche. Io nella mia carriera ho vinto poco, in categorie più basse. L’obiettivo di divertire in campo non è antitetico a quello di vincere. Una squadra che si diverte non può essere considerata frivola.
La tuta? Parlerò con la società, non ne abbiamo parlato. Io preferirei non andare con la divisa sociale, chiaramente fuori dal campo indosserò la divisa sociale, c’è scritto nel contratto, in campo vediamo. L’importante è che a questa età non mi mandino nudo…
Tutte le frasi dette a Napoli sulla Juve, erano decise a tavolino?
Assolutamente no, sono andato via non solo per colpa mia. A causa della mia condizione familiare ho fatto uno sforzo immane ad andare via all’estero.
Cambiano le caratteristiche dei giocatori. era una squadra di giocatori al servizio della squadra. Il Chelsea ha giocatori tecnicamente superiori ma con caratteristiche diverse, quindi con meno fluidità ma lo stesso efficace e solida. Gli allenamenti vanno adattati al gruppo. La filosofia di gioco rimane la stessa ma bisogna avere la fluidità mentale di adattarla alle caratteristiche dei giocatori.
Non lo so, parleremo con Paratici nel pomeriggio. Probabilmente parlerò con 2 o 3 giocatori, per condividere idee, confrontarci, e capire anche cosa pensano di loro stessi e delle loro caratteristiche.
Ho la capacità di capire quando davanti ho persone con grande convinzione. E nella dirigenza della Juve l’ho vista. Mi hanno dato la convinzione che volessero me come allenatore.
Il gioco non è stato centrale nella motivazione di cambiare. Abbiamo scelto Sarri perchè pensiamo sia il migliore allenatore per la Juventus in questo momento, come lo sono stati, nei rispettivi momenti, Conte e Allegri. Ha dimostrato grande qualità.
Bisogna partire dai giocatori talentuosi, che sono quelli che fanno la differenza: ad esempio CR7, Dybala e Douglas Costa e gli altri giocatori di talento, e costruirgli intorno.
Vediamo quale sarà il nostro modulo di riferimento e valuteremo. Non sono uno che ama fare richieste sui nomi, ma sulle caratteristiche sì. Parlerò con Fabio, lui conosce i giocatori meglio di me, ha più competenza di me.
Un’eredità pesante perché sappiamo che vincere quello che ha vinto lui non sarà semplice. Ha fatto un percorso straordinario con risultati straordinari. Mi piacerebbe vedere nella squadra quello che Massimiliano gli ha dato, magari anche restare mezz’ora in difficoltà e poi in dieci minuti triutrare la partita. A me è successo raramente ed è una gran cosa. Le squadre di Allegri, anche se le stavi schiacciando, avevi il retropensiero che tanto alla fine si perdeva. Quindi era difficile da affrontare.
La sua reazione sul sentirti dire integralista?
La definizione di “integralista” mi sembra esagerata. Negli ultimi anni sono partito con un modulo e ho concluso con un altro. Perciò…
Non ho sentito il presidente con il quale tutti pensano abbia un brutto rapporto, ma io Aurelio lo ringrazierò sempre. Penso che poche volte un napoletano tifoso del Napoli abbia allenato la sua squadra. E’ stato un regalo enorme e lo ringrazierò sempre. Poi possono esserci divergenze durante il percorso ma fa parte dei caratteri. Massimiliano non l’ho sentito, di solito d’estate a cena con amici comuni lo chiamiamo e ci scambiamo qualcosa. Per il momento non l’ho sentito, ho fatto un’estate difficile, spero di avere un paio di settimane per sentire anche lui, ma di solito è un ‘cazzeggio’, non parliamo di argomenti seri.
Ho letto sulla Treccani che è una filosofia calcistica e non solo. Io sono sempre stato questo. Per effetto dell’esperienza ho cambiato qualcosa nel modo di concepire il calcio, così come la vita. Spero di non aver cambiato i concetti di fondo che ho sempre avuto. Sono una persona diretta, forse anche troppo, e ciò porta a scontri, che sono però risolvibili. Di non risolvibile c’è solo il non detto.
Quella questione è stata strumentalizzata. Dissi quella frase dopo una diatriba con Orsato e non mi riferivo alla Juve, bensì dopo un Napoli-Milan.
Ha avuto occasione di parlare con Higuain? E può convivere con CR7?
Con Gonzalo al momento non ho parlato dopo la festa post finale di Baku non l’ho più sentitto. Come ho detto prima dovevo farmi le mie idee sulla Juve e su questo ambient, sentire la società. Lui è un tesserato della Juventus e quando rientrerà avremo modo di parlarci. Gonzalo è un centravanti che per qualità tecnica può giocare con chiunque, non lo vedo un grandissimo problema. Io prima dicevo che dipende da Gonzalo perché la mia sensazione è che Gonzalo abbia vissuto male il post Juve e sia uscito un po’ scosso dalla Juventus e abbia fatto una stagione in cui, come sempre quando uno subisce un trauma emotivo, succede. Se ha una reazione forte è un ragazzo che ha l’età giusta per fare ancora due o tre anni di grande livello.
Devo capire quanto attuare la mia filosofia e quanto lasciare alle caratteristiche dei giocatori. Io organizzo la squadra in 70 metri ma negli ultimi 30 si gioca su principi, lasciando libertà. Ogni squadra è un figlio diverso. Vediamo cosa viene fuori, vincere di più sarà impossibile, ma proviamo a continuare a vincere e divertire tutti. Se chiedete il mio parere vorrei vedere Pjanic toccare 150 palloni, ma bisogna vedere se si può mettere in condizione.
Sono due grandi giocatori. Pogba è un giocatore del Manchester United, gli vogliamo bene, l’abbiamo fatto crescere. Però è un giocatore dello United. Su Rabiot ci sono tante squadre, noi facciamo la nostra corsa, come su tutti i giocatori che abbiamo in testa, ci siamo confrontati con Maurizio poi arriveremo a prendere le decisioni più giuste.