Ieri il Governo ha approvato le regole che introducono un nuovo regime di detenzione domiciliare per condannati tossicodipendenti e alcoldipendenti. L’obiettivo è di prevedere modalità esecutive della pena maggiormente idonee alle specifiche esigenze socio-riabilitative di tali soggetti.
Le nuove norme, tra l’altro, consentono ai soggetti tossicodipendenti o alcoldipendenti nei cui confronti deve essere eseguita una condanna a pena detentiva, anche residua, non superiore a 8 anni, o a 4 anni se concerne uno dei reati di maggiore pericolosità sociale (di cui all’articolo 4-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354), di chiedere in ogni momento di essere ammessi alla detenzione domiciliare presso una struttura autorizzata all’esercizio dell’attività sanitaria e socio-sanitaria, sulla base di uno specifico programma terapeutico socio-riabilitativo residenziale. Tale beneficio può essere concesso una sola volta.
Le parole del ministro della Giustizia sulla scarcerazione anticipata
Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro della giustizia Carlo Nordio e del Ministro della salute Orazio Schillaci, ha approvato, con la previsione della richiesta alle Camere di sollecita calendarizzazione nel rispetto dei regolamenti dei due rami del Parlamento, un disegno di legge che introduce disposizioni in materia di detenzione domiciliare per il recupero dei detenuti tossicodipendenti o alcoldipendenti.
“La liberazione anticipata può riguardare 10mila persone. Quello che non si deve fare – ha proseguito il ministro Nordio – è una liberazione anticipata, lineare e incondizionata perché la sua motivazione, dovuta al sovraffollamento carcerario, suonerebbe come una resa e una debolezza da parte dello Stato”.
Il piano carceri del Governo, il Ministro: “Presto liberi in 10mila”
Il ruolo del Tribunale di Sorveglianza
Il tribunale di sorveglianza disporrà la revoca del regime di detenzione domiciliare qualora il programma terapeutico residenziale non sia positivamente concluso o se il comportamento del soggetto appaia incompatibile con la prosecuzione delle misure.
Se il programma terapeutico residenziale risulta positivamente completato, il magistrato di sorveglianza dispone la detenzione domiciliare o l’affidamento in prova del soggetto ai fini del suo reinserimento sociale, a condizione che la pena residua non sia superiore ad otto anni, aumentata della metà, o a quattro anni, aumentata di un quarto, nei casi già citati di pericolosità sociale.
Le parole dell’associazione Antigone
“Stando al ministro della Giustizia Nordio altre migliaia di posti (fino a 10.000) potrebbero essere recuperati con la detenzione differenziata per persone tossicodipendenti o alcoldipendenti. Si crea così un binario di esecuzione penale che andrà capito con molta attenzione come funzionerà, evitando ogni forma di privatizzazione della libertà personale. E comunque non sono previsti automatismi. Purtroppo nessuna novità sembra essere stata introdotta rispetto alle telefonate, per cui continuiamo ad auspicare una modifica regolamentare che preveda una telefonata quotidiana, anziché gli attuali dieci minuti a settimana. Insomma, il piano carceri conferma l’impressione della vigilia: il governo è interessato agli istituti di pena solo in termini edilizi e di custodia di corpi, senza alcuna visione moderna e umana della pena. Le ricette edilizie presentate rischiano di aggravare la crisi del sistema penitenziario“, ha dichiarato Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.