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“Ti mettiamo in un pilastro di cemento”, le minacce delle donne del clan per far ritrattare il pentito Schisa

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Minacce. Finalizzate a far ritrattare Tommaso Schisa, l’ex ras del clan Minichini che con le sue dichiarazioni ha fatto tremare la mala di Ponticelli. C’è anche questo spaccato inquietante nelle oltre 1500 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita questa mattina nei confronti di 66 indagati facenti parte dei gruppi De Luca Bossa, Minichini, Schisa, Rinaldi e Aprea. Una vera e propria mazzata per boss e ras di Napoli est. Nel dispositivo, firmato dal gip Linda Comella, c’è il racconto in presa diretta dei tentativi effettuati dalle donne del clan di far ritrattare Schisa attraverso le ‘pressioni’ sulla moglie e sul suo attuale compagno. E’ il 30 settembre del 2019 quando Luigi Crisai, detenuto lavorante e addetto alle pulizie all’interno del carcere di Secondigliano, avvicina Tommaso Schisa, riferendogli, per conto di Michele Minichini ‘a tigre, detenuto nello stesso penitenziario di “ritrattare, di pensare alla famiglia” rassicurandolo sulla circostanza che , se lo avesse fatto, “le sue precedenti azioni non avrebbero avuto conseguenze”.

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Le minacce alla moglie di Schisa

Le ‘pressioni’ non si fermano qui. Le donne del clan infatti rilanciano la posta e così Gabriella Onesto, Enza De Stefano, Fortuna Ercolano e Maria Lazzaro, dopo aver affermato “di non essere femmine normali” nonchè di essere “i padroni di Ponticelli” avvicinano il compagno dell’ex moglie di Schisa invitando l’uomo a far pressioni sulla donna affinchè convinca il marito a ritrattare. Le stesse, non contente, qualche giorno dopo minacciavano direttamente la donna:”Ti meriti di finire in un pilastro di cemento, ci vediamo domani mattina e ti ammazziamo. Qualche giorno dopo poi dalle parole si passerà ai fatti con un violento pestaggio subito dall’attuale compagno della donna.

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