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Scommesse illegali a Napoli e provincia, Gaetano Tufo è ancora ricercato: era a capo dell’organizzazione

Scommesse illegali a Napoli e provincia, Gaetano Tufo è ancora ricercato era a capo dell'organizzazione
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E’ ancora latitante Gaetano Tufo, indagato nell’ambito dell’inchiesta sulle scommesse illegali on line. Mentre il figlio Alfredo ha ottenuto l’obbligo di dimora, il padre, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, si è dato alla macchia. Gaetano Tufo è un personaggio noto alle cronache. E’ finito infatti in diverse inchieste. In quest’ultima indagine è ritenuto uno degli organizzatori in quanto “determinava le nuove strategie criminali per la raccolta clandestina di scommesse su eventi sportivi in diverse parti del territorio nazionale, tra cui la provincia napoletana e all’estero (tra cui l’Austria), avvalendosi di articolati e complessi sistemi informatici realizzati da esperti del settore e di reti illegali di scommesse attraverso canali web “.com” vietati riconducibili anche alla società Starprice Gmbh e di una pluralità di agenzie di scommesse, sale giochi, esercizi commerciali (quali bar, tabaccherie ed altro), nonché individuando le strategie criminali per il posizionamento di apparecchi e congegni da intrattenimento con vincita in denaro ex art. 110 TULPS (c.d. AWP o NEWSLOT) non conformi o manomessi e quelli conformi da scollegare successivamente”. 

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I magistrati parlano di Gaetano Tufo come di un soggetto “che vanta una notevole caratura criminale tenuto conto che è “gravato da numerosi precedenti penali anche per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso e vicino al clan Polverino” (anche se non ha mai avuto condanne passate in giudicato per camorra).

Tufo era attivo soprattutto nel settore dei giochi e delle scommesse clandestine: slot machine, video poker ed altro, e titolare del settore delle macchinette. Secondo quanto accertato giudiziariamente “per gli anni compresi tra il 2001 e il 2015 Tufo gestiva la cassa comune del clan Polverino conparticolare riferimento ai proventi derivanti dai videogiochi che venivano imposti ai commercianti operanti nelle zone di controllo del clan”. 

 

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