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“Se rompiamo tutti e tre, dopo ’sti pastori chi li dirige?”, la strategia dei boss Mazzarella

"Se rompiamo tutti e tre, dopo ’sti pastori chi li dirige?", la strategia dei boss Mazzarella
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Da una parte la paura delle manette, dall’altra i timori di un imminente scontro armato con l’Alleanza di Secondigliano. Questi sarebbero stati i dubbi che ronzavano nelle teste di Michele Mazzarella, del cugino Ciro e del reggente Salvatore Barile. Da quanto emerge nel decreto di fermo che ha portato all’arresto dei 3 vertici del potente cartello criminale, già negli ultimi mesi era evidente una loro particolare agitazione.

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Secondo il pm della Dda di Napoli proprio Ciro avrebbe avuto il sospetto di essere al centro di un’indagine anti-camorra. Inoltre, secondo la ricostruzione data dal gip Luca Rossetti, i boss sarebbero stati pronti alla guerra in vista delle imminenti scarcerazioni degli storici nemici. Questo timore sarebbe emerso dalle intercettazioni contenute nel decreto di fermo che ha colpito le teste pensanti del clan: “Se vedo la mala acqua mi metto in una macchina e me ne vado….“.

Anche l’altro boss Michele si sarebbe preoccupato dopo l’arresto della mamma, Antonietta Virenti, avvenuto la scorsa settimana. Proprio quell’indagine avrebbe ricostruito le attività del cartello criminale nelle zone di Forcella e della Maddalena portando all’arresto di oltre venti persone.

I PASTORI DELLA CAMORRA

Anche dalle conversazione captate a Salvatore Barile, reggente dei Mazzarella, sarebbe stata chiara la sua intenzione di sfuggire ad un’eventuale cattura e avrebbe serrato le fila del clan “Però non rompiamo tutti quanti“, spiegando anche le ragioni strategiche di questa raccomandazione: “Se rompiamo tutti e tre, dopo ’sti pastori, chi li dirige, o’ frat?”, “si perdono…“.

Dunque per i magistrati Barile avrebbe utilizzato la metafora presepiale “i pastori devono mantenere queste pecore“, per sottolineare che i vertici del clan Mazzarella avrebbero dovuto guidare e tenere uniti gli affiliati in caso di uno scontro armato con gli avversari. Il reggente avrebbe ritenuto indispensabile sfuggire alle misure cautelari, a cui erano sottoposti lui e i cugini Mazzarella, per poter muoversi con maggiore libertà sul territorio  togliendo così punti di riferimento agli avversari.

I MAZZARELLA ERANO PRONTI A FUGGIRE

Lo scorso mercoledì i poliziotti della Squadra Mobile di Napoli e i Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli, con la collaborazione degli agenti della Polizia Ferroviaria di Pisa, eseguivano un decreto di fermo di indiziato di delitto disposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.

Venerdì il giudice per le indagini preliminare di Napoli convalidava i fermi a carico di Michele Mazzarella, suo cugino Ciro e Barile. Infatti il gip ravvisava il concreto pericolo di fuga dei vertici del clan, infatti, quando venivano fermati dagli agenti, già avevano pronti dei biglietti di sola andata per l’estero.

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