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Morte agente Lino Apicella, niente ergastolo per i 3 rom: condanne dai 26 ai 18 anni

Morte Lino Apicella, arriva la sentenza
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Non c’è stato nessun ergastolo. E’ questo il verdetto di primo grado a carico dei  rom imputati per la morte di  Pasquale Apicella, l’agente della Polizia di Stato in forza al commissariato di Secondigliano. Apicella è deceduto poco più di un anno fa su Calata Capodichino, quando un’Audi Rs6 con a bordo una banda di rapinatori si è schiantata contro l’automobile di servizio dove era presente Lino per sfuggire a un’altra pattuglia. Il processo si è tenuto davanti alla Corte di Assise di Napoli. La pena più elevata è stata data a Fabricio Hadzovic,  il quale ha incassato 26 anni: mentre Igor Adzovic e Admir Hadzovic, tutti domiciliati nel campo rom di Giugliano, hanno invece avuto 18 anni a testa. 

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Per loro il pm aveva chiesto l’ergastolo con isolamento diurno di un anno. Un quarto componente della banda, Renato Adzovic, 23 anni, che prese parte al tentato furto ma non era nell’auto che impattò contro la volante in cui era presente Apicella, è stato condannato a sei anni di reclusione con il rito abbreviato. Per la Procura quel tragico impatto è stato volontario ma sono state concesse le attenuanti.

Stamattina il sit in all’esterno del tribunale

Questa mattina all’esterno del tribunale gli amici e i parenti di Lino hanno inscenato un sit-in esponendo degli striscioni (leggi qui l’articolo). Chiedono giustizia per questo sfortunato servitore dello Stato. Lo striscione più emblematico è quello dove campeggia la foto di Lino in divisa bardata dalla frase:«L’amore per il prossimo fa la differenza. Giustizia per Pasquale Apicella».

La ricostruzione della notte in cui morì l’agente Apicella

Quella notte, questa la ricostruzione degli inquirenti, la banda di ladri per scappare aveva imboccato contromano Calata Capodichino, a fari spenti e a velocità folle. Il tutto dopo un tentativo di rapina. Alla guida c’era Fabricio Hadzovic. Il 40enne aveva accelerato fino a 150 chilometri all’ora. La pattuglia del commissariato di Secondigliano stava intervenendo in supporto dei colleghi quando le due automobili si sono scontrate. I fermati hanno sostenuto di aver cercato di evitare l’impatto, finendo sullo spartitraffico in cemento e poi colpendo la volante all’altezza del faro anteriore sinistro. Per Lino purtroppo non ci fu nulla da fare. La difesa di Hadzovic dopo una lunga arringa a difesa della cultura rom ha chiarito che il suo assistito non voleva uccidere Apicella: per i difensori Calata Capodichino è una strada abbastanza larga tale da consentire il passaggio dell’auto dei tra rapinatori che, sempre secondo i propri legali, non conoscevano la strada e quindi sono saliti per Calata Capodichino.

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