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Spaccio tra Marano e Calvizzano, 5 condanne in Appello per il ‘gruppo di via Norvegia’

Spaccio tra Marano e Calvizzano, foto e nomi degli arrestati: 'piazze' fisse e itineranti
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In primo grado erano stati condannati, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti ex art. 74 DPR 309/1990 e vari episodi di spaccio, dal GIP del Tribunale di Napoli, Dottoressa Rosamaria De Lellis.

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Si è celebrata l’ultima udienza innanzi alla Corte di Appello di Napoli, sesta sezione penale, presieduta dalla Dottoressa Antonia Gallo, che ha emesso la seguente sentenza:

Amato Massimo Anni 10, con riconoscimento della continuazione con una ulteriore condanna (primo grado 10 anni)

Capparelli Emanuele Anni 5 mesi 3 di reclusione (primo grado 6 anni mesi 11)

De Mitri Luigi anni 5 mesi 4 con riconoscimento della continuazione con precedente condanna (primo grado 7 anni)

Nacarlo Alessandro anni 5 mesi 4 (primo grado 6 anni mesi 9)

Cagnazzo Matteo conferma della sentenza (primo grado 6 anni mesi 8)

Nel collegio difensivo gli avvocati: Antonio Cavallo, Domenico Dello Iacono, Mauro Valentino, Carlo Carandente Giarrusso, Gaetano Musella, Luigi Poziello.

I dettagli dell’indagine

L’indagine ha permesso di ricostruire un’organizzazione criminale deputata allo spaccio di sostanze stupefacenti, operante a Marano di Napoli e Calvizzano. Il “business” della droga veniva realizzato seguendo prevalentemente 2 canali. Il primo fondato su una vendita statica dello stupefacente. Il secondo, invece, basato su un canale dinamico. La vendita “statica” avveniva all’interno di 2 “piazze di spaccio” esistenti a Marano di Napoli di fronte la Chiesa di San Ludovico D’Angiò e in un’enoteca gestita da uno degli arrestati. Entrambi luoghi di ritrovo frequentati per lo più da giovani.

Lo spaccio avveniva anche grazie all’aiuto di alcuni fiancheggiatori, che avevano il compito di avvisare i pusher in caso di controlli da parte delle Forze di Polizia. La vendita dinamica, invece, avveniva mediante appuntamenti concordati a mezzo telefono tra spacciatore e acquirente, rendendo difficile e imprevedibile l’individuazione del luogo dell’incontro da parte delle Forze dell’Ordine.

 

 

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