Home Cronaca Scossa di terremoto tra Napoli e Pozzuoli, allerta social: “Sentita forte”

Scossa di terremoto tra Napoli e Pozzuoli, allerta social: “Sentita forte”

Foto di repertorio, sismografo
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Oggi pomeriggio alcuni abitanti di Pozzuoli e Napoli hanno avvertito una scossa di terremoto e un boato. Poco dopo le ore 16, gli utenti hanno segnalato l’accaduto sui social: “Via Napoli sentita anche forte”, “Sentita in Via Pisciarelli”, “Avvertita in zona Solfatara”. L’Osservatorio Vesuviano ha pubblicato i rilievi sull’evento tellurico. Dunque la scossa è stata avvertita anche nei quartieri di Fuorigrotta, Bagnoli ad Agnano, fino alla zona della Solfatara.

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PARAMETRI IPOCENTRALI

Tempo origine (UTC) 2022/04/20 14:15:43.00
Magnitudo 0.8
Latitudine N 40.8218
Longitudine E 14.1315
Profondità (km) 2.42

LA SCOSSA DEL 19 APRILE

Una scossa di terremoto legata ai recenti fenomeni di bradisismo flegreo è stata avvertita distintamente dalla popolazione alle 4.05 di ieri mattina. La scossa, accompagnata da un forte boato, è stata di magnitudo 2,7 della scala Richter con epicentro nel vulcano Solfatara, a 2000 metri di profondità. L’evento principale è stato seguito da scosse di minore intensità registrate nell’area compresa tra la Solfatara, Agnano Pisciarelli ed il lungomare di via Napoli. La scossa è stata avvertita sia a Pozzuoli, soprattutto nei quartieri alti, che nella zona di confine con i quartieri occidentali di Napoli. La scossa di questa mattina è tra le più intense avvertite nell’area flegrea nel nuovo anno.

I CAMPI FLEGREI

I Campi Flegrei sono un’area vulcanica attiva situata ad ovest di Napoli, che include i comuni di Bacoli, Monte di Procida, Pozzuoli, Quarto, Giugliano in Campania e parte della città di Napoli. Il nome Campi Flegrei, dal greco letteramente “campi ardenti”, denota la natura vulcanica dell’area e la presenza di numerose fumarole e acque termali, ben note e sfruttate nell’antichità.

A differenza del più noto Vesuvio, i Campi Flegrei non sono caratterizzati da un unico edificio vulcanico principale, ma sono piuttosto un campo vulcanico attivo da più di 80.000 anni, con diversi centri vulcanici situati all’interno e in prossimità di un’area depressa chiamata caldera. La caldera è il risultato del ripetuto sprofondamento di una vasta area provocato dal collasso del tetto del serbatoio magmatico superficiale a seguito dello svuotamento dello stesso per opera di almeno due grandi eruzioni: l’Ignimbrite Campana (40.000 anni) e il Tufo Giallo Napoletano (15.000 anni). L’eruzione dell’Ignimbrite Campana è l’eruzione a più elevata energia conosciuta nel Mediterraneo: con essa un’enorme quantità di cenere è stata dispersa nell’atmosfera, influenzando il clima non solo a livello regionale ma probabilemte anche a livello mondiale.

Dopo l’eruzione del Tufo Giallo Napoletano l’attività vulcanica dei campi Flegrei è stata particolarmente intensa con più di 27 eruzioni solo negli ultimi 5.500 anni, l’ultima delle quali, avvenuta nel 1538, ha generato il cono di tufo di Monte Nuovo.

La caldera dei Campi Flegrei è soggetta a lenta deformazione del suolo nota con il nome locale di bradisismo. Nei periodi 1970-72 e 1982-84 l’area flegrea è stata interessata da crisi bradisismiche in cui il suolo, nell’abitato di Pozzuoli in particolare, ha subito un sollevamento totale massimo di circa 3.5 m. La prima crisi causò l’abbandono forzato dell’area fatiscente di Rione Terra; la seconda crisi in particolare fu caratterizzata da intensa sismicità con gravi danni agli edifici. Dopo le crisi si è avuto un periodo di generale subsidenza, interrotta a partire dal 2005 da un’inversione del fenomeno che ha portato ad un costante sollevamento del suolo, al momento ancora in atto.

Allo stato attuale il livello di allerta dei Campi Flegrei è GIALLO, come stabilito dal Dipartimento della Protezione Civile, sulla base dei risultati del monitoraggio e delle valutazioni espresse dalla Commissione Grandi Rischi. Tale livello, a differenza del livello di allerta “verde”, che corrisponde all’attività ordinaria del vulcano, è indice della variazione di alcuni dei parametri monitorati dall’INGV.

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