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«Un favore agli amici di Secondigliano», l’asse con Marano per l’omicidio di ‘Totoriello’

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E’ stato il collaboratore di giustizia Giuseppe Simioli il primo a raccontare i particolari della morte di Salvatore Esposito ‘Totoriello’ e l’asse creatosi tra i Licciardi della Masseria Cardone e i Polverino-Nuvoletta. Le sue dichiarazioni sono allegate all’ordinanza di custodia cautelare che, nei giorni scorsi, è stata eseguita nei confronti di Franco Leva, Paolo Abbatiello e Raffaele Prota. Nelle carte dell’inchiesta viene individuato come movente dell’omicidio la relazione di Totoriello con la moglie di un esponente apicale del clan con quest’ultimo che, una volta lasciato, avrebbe minacciato la donna di inviare una lettera rivelatrice al detenuto: “Perché adesso che scrivo a quello… gli devo dire tutto… che ti tieni a questo“. A decidere la sua morte fu il suo stesso clan, in particolare le tre persone ritenute di vertice del clan Licciardi. A loro i militari dell’Arma e la Direzione distrettuale antimafia contestano i reati di associazione mafiosa, estorsione, omicidio, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, aggravati in quanto commessi per agevolare il clan dell’Alleanza di Secondigliano.  Secondo la ricostruzione dei carabinieri, Esposito fu vittima di una “punizione d’onore”: venne attirato in una zona boschiva e impervia di Napoli, nel quartiere Chiaiano, dove ci sono diverse cave di tufo abbandonate, ucciso a colpi d’arma da fuoco e il suo cadavere sciolto nell’acido da alcuni affiliati al clan Polverino-Simioli che usarono tecniche di lupara bianca apprese dalla mafia palermitana.

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Le dichiarazioni di Simioli

L’ex ras dei Polverino ha raccontato ai magistrati quanto avvenuto in quel frangente e come si saldò l’intesa con il clan di Secondigliano, incontro reso possibile dalla mediazione di Antonio Accurso, all’epoca reggente della Vanella Grassi:«Mi chiedete dei miei rapporti con il clan Licciardi. Vi dico che nel 2013 mi incontrai con un esponente della Vinella Grassi, Umberto Accurso, per dei problemi che Accurso aveva avuto con gli Orlando di Marano. All’incontro Accurso venne in compagnia di Paolo Abbatiello. L’incontro fu organizzato da
Antonio Nuvoletta di Marano. Fu in quella occasione che vidi per la prima volta Abbatiello Paolo. Parlammo del problema della Vinella con gli Orlando di Marano. Il problema di cui parlammo riguardava il fatto che Mariano Riccio nel 2012 tentò di prendersi “criminalmente” Marano, accordandosi con una famiglia di Marano, i Ruggiero, che sono una famiglia diversa da quella di Ruggiero Giuseppe e dei figli. Da qui vi furono una serie di incontri con quelli della Vanella Grassi per dire loro che Marano non l’avrebbero mai presa.
 In una circostanza venne da me e Nappi Carlo per dirci che questi di Secondigliano
avevano bisogno di un favore. Dopo alcuni mesi Ruggiero Salvatore disse a me, Nappi Carlo e Ruggiero Giuseppe che quelli di Secondigliano avevano bisogno di una mano per ammazzare una persona. Dopo vari appuntamenti che Ruggiero Salvatore e Pinotto fecero con questi di Secondigliano, sia a Secondigliano che a Marano; non riesco ad essere molto preciso perché in quel periodo ero latitante e quindi molto attento ai miei movimenti, si decise con quelli di Secondigliano, sicuramente con Paolo AbBatiello e Franco Leva, di trovare un posto per portare questo ragazzo che doveva essere ucciso. Venne deciso di farlo portare in una campagna vicino ai Camaldoli, adiacente alle cave di Chiaiano, tra Chiaiano e Marano».

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