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Una persona su sette vive grazie al reddito di cittadinanza, il report INPS sulle provincie di Napoli e Caserta

Una persona su sette vive grazie al reddito di cittadinanza, il report INPS sulle provincie di Napoli e Caserta
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Un residente su sette nella provincia di Napoli e uno su otto in quella di Caserta vive grazie al reddito di cittadinanza. I percettori sono in diminuzione in quasi tutta Italia, ma non in Campania. Questo è il grave e preoccupante dato che emerge dal report pubblicato dall‘INPS. I numeri spaccano l’Italia, oltre che la Campania con le sue province, in due.

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I numeri dell’analisi dell’INPS sul reddito di cittadinanza

Napoli come Palermo, Caserta come Catania. I due capoluoghi condividono il dato del 14% di percettori, mentre la percentuale è a 12 nelle altre due. Cosenza e Bari seguono nella classifica. Terra di “sempre meno” lavoro quella della provincia di Caserta, dove la popolazione che percepisce reddito equivale al doppio dell’intero Veneto.

Anche la Campania è divisa: le province di Salerno, Benevento e Avellino viaggiano su numeri totalmente diversi, seppur sempre non ottimi. A Salerno un percettore su 15, uno su 17 nel Sannio, uno su 18 in quella di Avellino. Percentuali vicine alla media nazionale del 4% e della capitale Roma.

Il numero in controtendenza

Nell’analisi dell’INPS c’è una statistica che in media nazionale tende a migliorare, mentre poco sorpendentemente dalle nostre parti è in peggioramento. Sono 1,7 milioni i nuclei coinvolti dal reddito d cittadinanza nel 2022, mentre erano 1,8 nel 2021. In Campania però i percettori aumentano anzichè diminuire. Un paese spaccato in cui i dati vanno considerati diversamente zona per zona.

Il dramma della disoccupazione

I motivi di tali statistiche sono di sicuro da ricercare nelle fallimentari politiche sul lavoro e di qualificazione professionale. L’economia regionale è in forte crollo, la disoccupazione è altissima e i cittadini trovano la propria unica fonte di sostentamento nel reddito di cittadinanza. Il modo per combattere il bisogno assoluto di forme di assistenzialismo come queste è investire correttamente sull’occupazione e sul lavoro. ma con voci che parlano di autonomie differenziate e politiche volte a tutelare le “fiorenti” economie del nord, la strada è buia, e il rischio è quello di essere lasciati per sempre indietro.

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