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[Video]. “Il giallo dello stub, la conferma sull’auto spostata e la pistola sparita”, il racconto di quella notte maledetta di Valda a Ciambriello

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Ha ricostruito quanto accaduto quella notte, affidando la ricostruzione a Samuele Ciambriello, garante dei detenuti, che lo ha incontrato in carcere. Francesco Pio Valda ha detto che non è stato lui a sparare con la pistola vera ma con quella a salve e che la polizia non gli avrebbe fatto l’esame dello stub: “Il ragazzo mi ha raccontato che un gruppo di persone si è scontrato. Chi doveva entrare, chi no, chi ha parcheggiato male. Ha raccontato: Uno di loro ha preso una nostra macchina e l’ha spostata, sono volate parole grosse come “tu di dove sei, tu sembri uno zingaro, ci siamo calpestati. Tutti futili motivi”, me l’ha detto pure lui”.

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Dunque è stata confermata la ricostruzione in esclusiva data da InterNapoli che la lite non sarebbe scaturita dalle scarpe sporche ma piuttosto dalla sosta dell’auto in modo selvaggio (LEGGI QUI L’ARTICOLO).

Pio Valda ha continuato dicendo: “Io mi sono sentito aggredito e ho cacciato questa pistola a salve e ho sparato in aria e ho sentito dire da uno di loro io sparo a salvare, io invece faccio sul serio. Poi c’è stato un fuggi fuggi generale. Io ho detto anche dove ho gettato la pistola (ma non è stata trovata)”. Poi Valda nella conversazione mi ha detto “sono stato accusato di aver ucciso quel ragazzo, ma come mai non mi è stato fatto il guanto di paraffina”, che, lo voglio ricordare a è nell’interesse sia dell’accusa che di familiari delle vittime. Valda me l’ha detto sabato. Mi ha anche detto che da adolescente era andato in una comunità perché mi avevano trovato con una pistola giocattolo che suo padre era stato ucciso perché anche lui era un malavitoso, a mia mamma è stata tolta la potestà, è stato affidato alla nonna, ha frequentato la parrocchia. Mi ha detto queste cose con la morte nel cuore”, dice Ciambriello.

Samuele Ciambriello parla poi dei giovani e della finalità di recupero del sistema penitenziario: “L’anno scorso tra i 6400 minori a rischio della Campania, ci sono stati 27 di loro accusati di omicidio, 16 di tentato omicidio stradale, cioè hanno guidato una macchina da minorenni. Non avvertono il senso della responsabilità vivono di istinti e distanti; vogliono tutto e subito. Questo non serve a comprendere e giustificare la loro condizione. Non deve essere né la colpa né un alibi ma ci vogliamo interrogare su queste cose e intensificare le educativo territoriali, maestro di strada? Dico ai giovani: questi non sono esempi da tenere in considerazione e da imitare. La malavita fa rischiare poi gli adolescenti di nascondersi, di fare i latitanti, ci essere arrestati, di morire, di essere uccisi, di uccidere. Che vita è? Ci vuole l’intervento di più istituzioni, anche se le comunità non sono la panacea di tutti i mali. Il carcere serve a ri-educare. Per molti di loro, come Francesco Pio Valda, dovrebbero invece proprio educare e non rieducare perché persone come lui hanno vissuto Pane e illegalità e non il diritto alla felicità “.

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