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Violenze nel carcere di S.M.C.V, un detenuto smentisce la tesi sulle botte ricevute

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Alcuni detenuti hanno denunciato di avere ricevuto più colpi di quelli che avevano effettivamente avuti e hanno indicato come colpevoli più agenti di quelli che li avevano realmente pestati. Lo ha affermato il teste Cipriano Cioffo, un detenuto, nel corso dell’udienza del maxi-processo sulle violenze commesse dagli agenti penitenziari nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile 2020.

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Cioffo – detenuto a Carinola per omicidio – fa parte del gruppo di tre reclusi che, pur essendo stati vittime dei pestaggi, si sono rifiutati di testimoniare contro gli agenti responsabili delle violenze. La testimonianza di Cioffo è stata in controtendenza rispetto a quella degli altri detenuti – vittime sentiti fin qui. Rispondendo alle domande dell’avvocato Angelo Raucci, difensore di un imputato, Cioffo ha infatti parlato di dichiarazioni enfatizzate sulle lesioni e sugli agenti responsabili.

Al legale di alcuni imputati, Carlo De Stavola, ha invece risposto, contrariamente a quanto dichiarato dagli altri testimoni, “che la sera del 6 aprile arrivò il vitto e passò l’infermiera bionda con le medicine”. Cioffo ha poi ricordato di non essere stato d’accordo con i detenuti promotori delle proteste del 5 aprile, quanto meno per le modalità usate. “Minacciavano e offendevano, ed erano aggressivi verso di noi, verso gli agenti e la commissaria Costanzo che intervenne per portare la calma”.

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