Home Rassegna Stampa «Mini discariche contro la crisi»: Rispunta l’ipotesi Giugliano

«Mini discariche contro la crisi»: Rispunta l’ipotesi Giugliano

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La politica al tempo della monnezza è una corsa a ostacoli, sotto il bersaglio delle sacchette a piede libero. Rifiuti, nel senso di spazzatura, e rifiuti, nel senso di barricate contro le discariche. È la patata bollente che il presidente della Provincia, Luigi Cesaro, sta cercando di raffreddare, con una caccia al sito, che sembra più una caccia al tesoro, un tesoro maleodorante, però. Da qualche giorno la parola d’ordine è «allargare» le discariche già esistenti o dismesse, che, però, significa correre il rischio di allargare pure il fronte del no. Ieri in Consiglio provinciale di questo s’è parlato: trovare vecchi siti che, «attraverso un’attenta valutazione dei volumi residui», possano smaltire quanto sarebbe dovuto andare nella Cava Vitiello di Terzigno, la cui ha apertura ha scatenato la rivolta dei comuni vesuviani. Resta in piedi l’ipotesi di un ampliamento della stessa Cava Sari (sempre a Terzigno), dove, secondo Cesaro, l’attuale qualità della spazzatura dovrebbe migliorare perché verrebbe «conferito unicamente del rifiuto biostabilizzato». Ma (e questa è la vera novità della giornata) si sta valutando di smistare varie quote di monnezza in altre piccole discariche o cave dismesse. Le ipotesi più concrete riguardano le due discariche di Paenzano, a Tufino, e ben cinque siti nella già martoriata Giugliano, che paga il prezzo di un territorio vasto e lontano dal centro abitato. Una parte dei rifiuti potrebbe andare anche ad Acerra, in un’area molta ampia proprio di fronte all’inceneritore. Di sicuro da questa ripartizione della monnezza dovrebbe restare fuori Chiaiano. Non c’è niente di ufficiale, perché dalla Provincia mettono le mani avanti e prima di decidere annunciano indagini complesse e l’avvio di tavoli politico-tecnici con Berlusconi, Bertolaso, la Regione e i Comuni. Tavoli o non tavoli, Tommaso Sodano, capogruppo provinciale della Federazione della Sinistra, accusa la giunta di far crescere il livello di allarme anche in altri territori e di non avere strategie per risolvere il problema alla radice. Così su Cava Vitiello non cala definitivamente il sipario, perché va cambiata la legge, ma l’ipotesi di un raddoppio per Terzigno si allontana. Il no definitivo potrebbe essere annunciato proprio da Berlusconi, con uno dei suoi colpi di teatro, durante la visita nel comune alle falde del vulcano, per la quale non c’è ancora una data stabilita. La Provincia, intanto, continua a discutere e annuncia per i prossimi giorni una seduta monotematica del Consiglio. È tempo di monnezza e di condizionali, purtroppo. Il pasticciaccio dei rifiuti è avvelenato e appesta le polemiche, con l’abituale scaricabarile. Cesaro, ieri, ha ribadito le accuse alla passata amministrazione regionale, parlando di «scoperte agghiaccianti in merito ai famosi tre impianti di compostaggio millantati dall’ex assessore Ganapini» che si sono rivelati opere fantasma. Stoccate, seguendo l’ordine di scuderia, anche alla Iervolino. La crisi dei giorni scorsi è stato «un deficit di gestione dell’ente municipale, che ha solo sporcato l’immagine della città». Battute da campagna elettorale, che come per un riflesso condizionato, ha avuto un rimbalzo contrario nel Pd. Giuseppe Capasso, capogruppo democratico alla Provincia, ha parlato di mistificazioni, perché ben 14 Comuni del Napoletano, che totalizzano un milione di abitanti, tutti gestisti dal centrodestra, sono molto al di sotto del livello di raccolta differenziata di Napoli. La Iervolino invece sceglie al via diplomatica. «Poveretto, non ha altro da dire. Io non ricambio bugie e insulti» ha replicato alle accuse pesanti lanciate, l’altro ieri, contro di lei dal premier. Sulle molotov ritrovate a Terzigno, il sindaco suggerisce uno strano legame: «Una conferma della paura di presenze eversive in città, testimoniate, del resto, anche con l’arresto di giorni scorsi di un elemento che pare legato ad Al Qaeda». Un corto circuito internazionale, sul quale la stessa Iervolino corregge il tiro: «Da ex ministro dell’Interno sono abituata a non costruire romanzi e quindi non so se tra gli arresti e le molotov ci siano collegamenti. Questo spetterà scoprirlo alle forze dell’ordine. Comunque, non c’è un clima tranquillo in città e cercheremo di fare di tutto per riportarlo alla serenità anche grazie all’impegno costante di polizia, carabinieri e guardia di finanza». Sarà. Ma parafrasando lo slogan dei «No discarica»: questo terrorismo della monnezza sembra più una monnezza di terrorismo.

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Pietro Treccagnoli

Il Mattino il 05/10/10

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