Home Cronaca «Risanate la superstrada della morte»

«Risanate la superstrada della morte»

PUBBLICITÀ
PUBBLICITÀ

NAPOLI – L’asse della morte. Doveva essere una strada a scorrimento veloce. Un’arteria stradale, capace di collegare in pochi minuti tutti i comuni a nord di Napoli, tra Pomigliano d’Arco e Giugliano, e decongenstionare i centri storici di una fascia di città, una ventina di Comuni attaccati l’uno dietro l’altro senza soluzione di continuità. E invece l’asse Mediano, o la tangenziale dell’hinterland come pretenziosamente viene definito, si è rivelato negli ultimi dieci anni, una vera e propria strada della morte, ponendosi in cima alla lista delle strade più pericolose d’Italia.
E i numeri delle statistiche somigliano sempre di più ai bollettini di una vera e propria guerra. Sessanta le persone che hanno perso la vita sull’asse mediano, a cui bisogna aggiungere almeno un’altra trentina di decessi, avvenuti in ospedale poche ore dopo gli incidenti. Cifre gravi per il numero degli incidenti che ogni giorno contrassegnano il passaggio, nelle ore di punta, di circa ventimila veicoli all’ora. Trenta chilometri di sofferenza, quelli che vanno da Pomigliano d’Arco fino a Giugliano, uno dei tratti più trafficati d’Italia dove basta una sola auto in panne, ferma sulla corsia di emergenza troppo stretta e nasce subito ingorgo chilometrico. Un piccolo tamponamento, se ne verificano almeno quattro al giorno, e oltre alla coda bisogna mettere in conto un sosta forzata dai quaranta minuti all’ora e mezza. Un incidente grave, poi, comporta il rischio della chiusura dell’asse mediano per diverse ore, con l’ immediata conseguenza del traffico impazzito in tutti i Comuni collegati fino agli svincoli dell’autostrada.
Solo quest’anno, l’asse mediano è stato chiuso per oltre dieci ore in quattro occasioni, dopo altrettanti ribaltamenti di tir.
Martedì scorso, l’ultimo incidente mortale. Vincenzo Noviello, 48 anni, che era alla guida di un camion Fiat 190, da cinquanta tonnellate, ha sfondato la recinzione è precipitato nel vuoto per una trentina di metri, e dopo aver sfiorato la abitazioni sottostanti, è caduto davanti a un’ autofficina dove lavorano una decina di meccanici. Poteva essere una strage, se il pesante automezzo fosse uscito dalla strada solo due metri dopo. Al termine della caduta avrebbe preso in pieno due palazzine di tre piani, occupate da una decina di famiglie e costruite al fianco dell’officina.
Da più parti e da diversi anni, si è posto il problema della sistemazione delle barriere protettive sugli oltre 24 chilometri di sopraelevata che campeggia su migliaia di abitazioni. In alcuni punti, l’asse mediano dista appena mezzo metro dalle stanze di centinaia di abitazioni, protette, si fa per dire, da vecchi modelli di guard rail, incapaci di contenere l’impatto di una piccola autovettura, figurarsi poi quello provocato da uno delle migliaia di tir che ogni giorno percorrono l’asse mediano. Le associazioni di automobilisti, i comitati spontanei di cittadini hanno da tempo segnalato il pericolo della circolazione dei tir sulla sopraelevata. E forse la strage sfiorata martedì, con un morto, potrebbe essere quel campanello d’allarme capace di mettere in moto la messa in sicurezza della strada della morte e di chi è costretto a viverci trenta metri sotto.

PUBBLICITÀ




MARCO DI CATERINO – IL MATTINO 14 NOVEMBRE 2003

PUBBLICITÀ
PUBBLICITÀ
Exit mobile version