Quando l’emozione si fa troppo forte e il cuore non regge l’urto di una passione sfrenata, il colpo diventa durissimo, decisamente difficile da digerire. Proprio nel momento di massimo entusiasmo arriva la sconfitta più atroce, quella che proprio non ti aspetti. Tutti calati e immersi in un sogno da capogiro, con gli occhioni spalancati senza mai pensare di batter ciglio. Il “drin drin” della sveglia arriva quanto mai prepotente e scioccante, sotto i colpi di una perfida, insidiosa Udinese. Pur senza i suoi gioielli Di Natale e Sanchez, l’undici di Guidolin espugna di forza il San Paolo. Basta una prova di intelligenza tattica e due sberle che ancora sbattono nel cervello. Inler (futuro azzurro, chissà?) e Denis “core ingrato” fanno volare gli ospiti, infrangendo per sempre il grande sogno napoletano. Nel finale vale solo per le statistiche l’1 a 2 di Mascara. Il Napoli cade, tragicamente (calcisticamente parlando) schiacciato forse dal suo stesso entusiasmo, dalla sua stessa euforia, diventata talmente grande da far tremare le gambe. Quelle che avevano portato fino ad ora a una cavalcata pazzesca e che adesso si vedono arrestate forse per una pressione elevatissima. L’atmosfera elettrizzante di Fuorigrotta, arrivata appena sotto il grado di esasperazione di tifo, ha caricato a dismisura l’ambiente partenopeo, e la frenesia nel voler ottenere il risultato a tutti i costi ha giocato un brutto scherzo. I 60.000 hanno ripagato con un applauso lunghissimo a fine gara, perché il Napoli in campo è stato comunque voglioso. E’ incappato però nella giornataccia dei suoi uomini migliori, e si sa, quando non è giornata…Che la serata di Cavani non era quella giusta lo si era già capito dall’inizio quando non aveva centrato la porta per centimetri ben due volte. Era stata la risposta immediata all’ ex “Tanque” che al pronti via aveva fatto tramare il San Paolo esaltando De Sanctis. Il pur generoso Edinson ha mandato alle ortiche l’occasione migliore, facendosi respingere da Handanvic un rigore procurato da Lucarelli per un atterramento di Domizzi (finito anzitempo sotto la doccia) e che solo per tirarlo si è scatenata una rissa. L’uruguaiano ha ciccato clamorosamente anche l’ultima chance regalando al neo entrato Mascara il gol della bandiera. Si è messa anche un po’ di malasorte quando Maggio ha centrato la traversa. E come se non bastasse, la notte di Lavezzi è stata un incubo. Reattivo solo una volta nel primo tempo quando ha deviato in spaccata l’assist di Cavani, trovando sulla sua strada uno straordinario Handanovic. Per il resto il Pocho non è stato altro che la sua ombra più oscura; rinunciatario, a tratti anonimo quando con quei calzerotti abbassati fin sotto le caviglie non sembrava nemmeno più lui, sicuramente non al meglio si è beccato anche il giallo pesante che gli farà saltare Palermo. Oltre ai deficit del Napoli, c’è da valutare la grande saggezza di Guidolin che ha saputo ovviare al meglio alle due assenze dal vuoto incolmabile. Lo ha fatto riempiendo il centrocampo di calciatori in grado di impostare e inserirsi negli spazi, scambiando di volta in volta Asamoah ed Armero dietro l’unica vera punta Denis. Metti una condizione fisica ottimale e una fase difensiva cortissima nei reparti arretrati, e la giostra bianconera è girata alla perfezione. Quella azzurra, invece, si è fermata; almeno per il momento.
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