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domenica, Giugno 16, 2024
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Ucciso il boss di Villa Literno

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ROSARIA CAPACCHIONE



Questa volta è impossibile sbagliare. Questa volta tutta Villa Literno, e non solo gli investigatori, ha capito il messaggio. È stato ucciso un capo, e ora ogni rappresaglia è possibile. È stato ucciso tra la folla, e davanti a decine di testimoni: donne che uscivano dal supermercato, ragazzi che facevano la fila fuori alla pizzeria, i giovani del gruppo folkloristico che provavano, in un cortile proprio lì di fronte, le danze popolari che apriranno il carnevale liternese. Domenico Ucciero, 32 anni, sposato, conosciuto come il nano, nipote e fratello di boss, lui stesso camorrista di primo piano, è stato ammazzato ieri sera, quando mancavano dieci minuti alle 8, fuori al portone della casa dei genitori, in via Roma. Era a brodo della sua auto, un’Alfa 166 grigia, ed era sceso per aprire il cancello. Lì lo hanno sorpreso gli assassini, due o tre persone armate di pistole calibro 9. Lo avevano seguito con un’auto, probabilmente una Thema, sapendo che in quel punto, di fronte al Top Market, sarebbe stato un bersaglio scoperto, facilissimo. Non c’è apertura automatica al vecchio portone di casa, e Domenico Ucciero non poteva fare altro che uscire dalla macchina. Ma forse, nonostante la guerra in corso, il nano neppure se lo aspettava di morire ammazzato: non aveva staffetta né guardie del corpo. Pare anche che fosse disarmato.
Lo hanno colto di sorpresa, gli assassini. E due minuti dopo l’agguato erano già scappati via. Sotto gli occhi della gente che, come sempre, nulla ha visto e di niente si è accorta. Solo i familiari di Ucciero hanno reagito: con lacrime e grida, e con le minacce ai carabinieri.
Sono killer senza nome e senza volto, quelli di ieri sera. Ma chi c’è dietro l’omicidio non è un mistero. Già il fratello di Domenico Ucciero, Massimo, era scampato alla morte, il 3 novembre scorso. Quel giorno qualcuno svuotò l’intero serbatoio di un fucile contro la sua auto parcheggiata in via Roma. Venti giorni dopo veniva ucciso Michele Misso, uno dei suoi uomini. Massimo Ucciero era stato arrestato pochi giorni prima. L’attentato e l’omicidio Misso erano la risposta al massacro del 28 settembre, la domenica del black out. Quella sera cinque ragazzi seduti sul muretto che costeggia la chiesa madre di Villa Literno furono inseguiti fin dentro all’abitazione di due anziani pensionati, nella quale avevano cercato inutilmente riparo. L’obiettivo dei killer era uno solo, Francesco Galoppo, 21 anni, che rimase ferito assieme ad altri due giovani, Simeone Rovescio e Mirco De Luca. Morirono, barbaramente giustiziati in casa dei due vecchietti, Giuseppe Rovescio, falegname, e Vincenzo Natale, muratore. Avevano 25 e 24 anni, erano incensurati e bravi ragazzi. Erano estranei alla camorra e alla guerra tra il clan Ucciero-Tavoletta e gli avversari casalesi. E per loro a chiedere giustizia per due morti innocenti, qualche settimana dopo scese in piazza tutto il paese.
Villa Literno, Marcianise, Mondragone, Casal di Principe: quattro epicentri del potere e della guerra di camorra ripresa in estate dopo una lunghissima tregua. Ce n’era abbastanza per dare l’allarme, raccolto ieri dalla Commissione Antimafia che tornerà in provincia di Caserta a febbraio (la visita era stata sollecitata dai ds presenti nell’organismo tra cui il deputato aversano Lorenzo Diana). Una missione di tre giorni, dal 9 all’11.


IL MATTINO – ED. CASERTA 23 GENNAIO 2004

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