Latitante dal 2006 il boss Giuseppe Polverino è stato arrestato nella serata di ieri in Spagna dai carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli, diretti dal tenente Nicola Quartarone. Il boss della camorra di Marano era latitante dal 2006 per una condanna a due anni e ricercato dal 2011 per associazione camorristica.
I carabinieri hanno bloccato Giuseppe Polverino, 53enne, in un appartamento di Jerez de la Frontera, vicino Cadiz, Siviglia. A maggio 2011 nei suoi confronti fu emessa un’ordinanza di custodia cautelare. Per individuare il suo nascondiglio i militari dell’Arma hanno lavorato giorno e notte su una serie di possibili covi in Andalusia e non è escluso che abbiano contribuito alle indagini le dichiarazioni degli ultimi pentiti del clan.
L’arresto.
Al momento dell’arresto Giuseppe Polverino, era insieme a un affiliato di spicco del clan anch’egli ricercato, il 48enne Raffaele Vallefuoco, ha tentato di evitare l’arresto mostrando una carta d’identità intestata ad altra persona, ma il tentativo è andato a vuoto.
A Polverino e Vallefuoco, che erano ricercati in tutta Europa, i Carabinieri hanno notificato un’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere chiesta dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea per associazione di tipo mafioso e associazione finalizzata al traffico e spaccio di stupefacenti aggravata dal metodo mafioso.
Gli investigatori negli ultimi mesi hanno lavorato molto sulla camorra maranese, accertando l’esistenza di un patto tra i Polverino, i Nuvoletta e i Casalesi. Nel corso di una maxi operazione della Guardia di Finanza scattata alla fine di febbraio scorso è stato anche sequestrato un complesso turistico-alberghiero sul litorale domizio riconducibile ai Nuvoletta.
L’arresto ieri sera poco dopo le 22. I militari in collaborazione con la guardia civil sono entrati in azione acciuffando il latitante maranese. In un primo momento, Giuseppe Polverino avrebbe negato di essere il 53enne ricercato dai carabinieri italiani, ma poi ad incastrarlo le impronte digitali che hanno confermato le sue generalità.
Ora le procedure per l’estradizione e una volta in Italia Giuseppe Polverino dovrà rispondere di numerose accuse come: associazione mafiosa, estorsioni, usura, traffico internazionale di stupefacenti, spaccio di droga e riciclaggio dei proventi del clan.
I dettagli sull’operazione che ha portato alla cattura di Polverino saranno resi noti dopo la conferenza Stampa organizzata nella Procura di Napoli.
Il tesoro del clan Polverino. Oltre 100 appezzamenti di terreni, 175 appartamenti, 19 ville, 141 tra box auto, negozi e magazzini. E ancora, 43 società tra cui alberghi, gioiellerie e aziende agricole oltre a 117 autovetture, 62 autocarri, 23 motocicli. È il tesoro da circa un miliardo di euro che i carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli avevano sequestrato in via preventiva lo scorso maggio a personaggi ritenuti affiliati o prestanome del clan Polverino. La cosca è egemone nelle città di Marano di Napoli, Villaricca, Quarto, Qualiano, Pozzuoli e nel quartiere Camaldoli di Napoli. Sotto il suo controllo attività imprenditoriali e commerciali in Italia e in Spagna, in particolare a Barcellona, Alicante e Malaga. Secondo i Carabinieri del comando provinciale di Napoli «si tratta di attività commerciali e imprenditoriali che comprovano la centralità assunta da Polverino nello scenario criminale campano e la sua pervasiva capacità di infiltrazione nel mondo economico e imprenditoriale, per il controllo in regime pressoché monopolistico della produzione e in molti casi la distribuzione in numerose zone della provincia di prodotti alimentari (farine, pane, carni – pollame e bovini-, uova, caffè) nonchè di importanti attività nel settore delle costruzioni edili e del calcestruzzo. Tutte attività sostenute grazie al riciclaggio del denaro proveniente dal traffico di stupefacenti che vede il gruppo camorristico operare costantemente sull’asse Marano-Spagna meridionale».