giovedì, Luglio 17, 2025
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Giovani ‘figli d’arte’ e vecchi gregari: presi in 15

Vasta operazione da parte dei Carabinieri di Caserta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, finalizzata all’esecuzione di 15 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di esponenti del clan dei Casalesi per vari reati, tra cui associazione di stampo camorristico, estorsione e ricettazione. ”Le indagini – hanno precisato i carabinieri in una nota – hanno permesso di accertare che il clan dei Casalesi, oltre al sostentamento finanziario e legale degli affiliati arrestati, e’ in grado, nonostante l’assidua e costante azione di contrasto con numerosi arresti e sequestri patrimoniali, di colmare i vuoti operativi venutisi a creare con il rapido reperimento e impiego di nuove leve”.
Secondo quanto accertato nel corso delle indagini i Casalesi facevano riferimento ad Agostino Autiero per controllare i lavori edili nel Casertano, in particolare a Gricignano e nei comuni limitrofi, come Orta di Atella e Succivo. I due arresti eseguiti ieri dal Centro Operativo della Dia di Napoli sono stati disposti nell’ambito di una piu’ ampia attivita’ investigativa che aveva portato, nel giugno 2011, all’emissione di un decreto di fermo a carico di dieci persone affiliate ai Casalesi, tutte ritenute, a vario titolo, responsabili di estorsione aggravata dal metodo mafioso in danno di numerosi imprenditori e commercianti della zona atellana.

Gli arrestati
Giovani “figli d’arte” e vecchi gregari: cosi’ il clan dei Casalesi, in particolare la fazione riconducibile alle famiglie Schiavone di Casal di Principe e Iovine di San Cipriano d’Aversa ha provato a rigenerarsi dopo i duri colpi subiti dalle forze dell’ordine e dalla Dda di Napoli negli ultimi anni. Uno scenario che emerge dall’inchiesta dei carabinieri del Reparto Operativo del comando Provinciale di Caserta guidati dal maggiore Alfonso Pannone che stamattina hanno notificato a 15 presunti affiliati l’ ordinanza di custodia cautelare in carcere per i reati di associazione mafiosa, estorsione e ricettazione emessa dal Gip Tommaso Miranda del Tribunale di Napoli su richiesta dei pm della Dda Giovanni Conzo, Cesare Sirignano e Catello Maresca. Tra i destinatari, tutti ritenuti appartenenti alla fazione delle famiglie Schiavone di Casal di Principe e Iovine di San Cipriano d’Aversa, 8 erano gia’ detenuti in quanto fermati nel settembre scorso per alcune estorsioni ad un caseificio di Capua: si tratta dell’ esponente di spicco Elio Diana, 52 anni, detenuto a Rebibbia, di Gennaro Pezone, 47, Luigi Coppola, 29, Carmine Caterino, 51), Pasquale Caterino, 41, Sergio Caterino, 50, Romolo Del Villano, 51, e Carlo Bianco, 44. Sono stati invece arrestati nelle loro abitazioni: Mario Caterino, 21 anni, figlio di Carmine, unico incensurato, Francesco Antonio Celeste, 31 anni, Giuseppe Corvino, 57, Francesco Barbato, 33, residente a Giugliano (Napoli), Nunzio Clarelli, 34, Alfonso Cantelli, 52 anni, e Stanislao Coppola, 44.

Messaggi in codice e sguardi che parlano per i ‘figli d’arte’

Impercettibili espressioni facciali o gesti appena accennati dai capi storici del clan dei Casalesi possono rappresentare veri e propri messaggi in codice da inviare ai propri affiliati liberi e poter continuare a gestire, a distanza, gli affari illeciti. Sono le considerazioni a cui sono arrivati i magistrati e gli investigatori che, da anni, lavorano sulla criminalità organizzata del Casertano e che questa mattina hanno portato all’ennesimo blitz arrestando 16 affiliati al clan considerati le nuove leve. Le indagini condotte dalla Dda partenopea e dai carabinieri del Reparto operativo di Caserta hanno ulteriormente evidenziato come siano efficaci le modalità di comunicazione, nonostante i rigidi controlli, tra gli affiliati detenuti e quelli liberi tramite i familiari ammessi ai colloqui. Parenti che, pienamente consapevoli delle logiche criminali, possono interpretare il linguaggio criptico dei propri congiunti in carcere affidato spesso solo a espressioni facciali o a gesti appena accennati. Una lettura che permette di comprendere pienamente direttive e ordini da riversare ai referenti di turno del clan. Secondo i magistrati nulla è lasciato al caso. Anche i sistemi di autotutela da parte degli affiliati sono stati pensati e programmati ricorrendo persino alla più antica delle modalità, tanto celebrata nella letteratura del genere spionistico: mangiare il foglietto con le indicazioni della missione da compiere. E’ questo quello che emerge – rende noto la Direzione distrettuale antimafia di Napoli – dalla captazione di una conversazione tra due affiliati in cui il più anziano ed esperto raccomanda al più giovane, peraltro `figlio d’arte’, di tenere il pizzino sempre a portata di mano in modo da mangiarlo in caso di controllo.