La posizione di Vittorio De Sica riguardo ad Ischia è celebre: l’amava e vi trascorreva tutte le vacanze possibili. L’unico motivo per il quale non si trasferì mai stabilmente sull’isola del golfo di Napoli era proprio la mancanza di un casinò.
Questa mancanza si sta facendo sentire anche in altre aree del Paese che, come Ischia, pensano all’apertura di sale da gioco. Sono infatti 14 le proposte provenienti dai comuni di nord, centro e sud Italia, tre delle quali riguardanti la Campania, che candida non solo Ischia, ma anche Capri e Sorrento come mete nelle quali far sorgere casinò. L’argomento è tornato attuale, dopo anni di silenzio, perché lo scenario politico è cambiato e con esso anche le intenzioni verso possibili aperture. Nel 2007 il Governo frenava sull’ipotesi di aggiungere altre sale da gioco alle quattro già esistenti, ma da qualche mese stanno giungendo segnali di apertura.
Sono ormai anni che Ischia combatte per il proprio casinò: nel marzo 2005 l’amministrazione aveva deliberato, dopo un consiglio comunale conclusosi con l’unanimità di voti favorevoli, di inoltrare al Dipartimento competente presso il Ministero delle Finanze la richiesta per aprire una «casa da gioco», ossia un casinò, sull’isola. Come anticipato, il divieto del 2007 aveva messo un punto fermo alla questione, sollevata in realtà molto tempo prima da De Sica. Il suo desiderio di poter giocare nel luogo che più amava al mondo era fortissimo, come il legame con Napoli, dove visse, e Ischia, dove fece il turista. Sosteneva di poter amare la città all’ombra del Vesuvio più di un napoletano e naturalmente tifava per la squadra di calcio partenopea.
La passione di De Sica per il gioco era cosa nota, tanto da mettere in circolazione aneddoti secondo i quali la moglie Maria Mercader nascondeva delle fiches per evitare che il marito le perdesse e secondo cui Alberto Sordi si defilasse dopo una grossa vincita invece di rimanere a giocare in compagnia dell’amico. Nei film “Il conte Max” e “L’oro di Napoli” l’ispirazione proviene proprio dal vasto mondo di giochi e scommesse, preso da De Sica con una certa ironia e un certo sarcasmo. La sua predilezione assoluta era per la roulette, e nello specifico per la serie 5/8, ma non disdegnava nessuno degli altri giochi.
Chissà cosa penserebbe De Sica oggi che la discussione sull’apertura di nuovi casinò è arrivata in Parlamento. Avrebbe innanzitutto a disposizione l’attuale offerta di gioco online in grado di soddisfare la passione per i diversi giochi di casinò senza doversi recare nelle sale da gioco del settentrione.
Potrebbe sperare inoltre nell’apertura di un casinò nella sua amata Ischia, che gli avrebbe consentito di rimanere nei suoi luoghi più cari e per poter giocare alla roulette o al blackjack. Soprattutto adesso che c’è per la prima volta la possibilità concreta che l’iter di approvazione di nuovi casinò non si arresti come al solito a livello locale, ma che passi dalle commissioni Attività produttive di Camera e Senato e poi da Bilancio e segua poi i successivi sviluppi.
L’incontro avvenuto ad aprile fra il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta e il sindaco di Taormina Eligio Giardina, altro sostenitore dell’apertura di un casinò nella sua città, fa ben sperare, ma non vanno sottovalutate le istanze messe in campo da Federgioco, ossia dall’alleanza delle case di gioco attualmente operanti. I casinò nazionali autorizzati si concentrano nel nord Italia, per la precisione a Sanremo, Saint-Vincent, Campione d’Italia e Venezia, e temono che nuove licenze minino la loro egemonia sulla Penisola. Aumentare l’offerta, soprattutto in zone come il sud e il centro Italia, significherebbe invece dare la possibilità a chi dista centinaia di chilometri dalle case di gioco di frequentarle senza dover andare all’estero. Il casinò di Malta, ad esempio, attira turisti e appassionati di gioco da tutta Europa e un ipotetico casinò situato sulla rocca ischitana, circondato dal mare e dalla vegetazione, non avrebbe nulla da invidiargli.