giovedì, Luglio 17, 2025
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CAMORRA: A MILANO TRE ERGASTOLI PER OMICIDIO ANNI ’90

Si e’ concluso con la condanna di tre imputati all’ergastolo e a pene piu’ lievi per altri cinque
un processo, davanti ai giudici della prima Corte d’Assise di
Milano, per tre omicidi di camorra avvenuti negli anni ’90
nell’ambito di regolamenti di conti tra varie fazioni di
camorristi attive in quel periodo nel milanese.
Carlo Biino, esponente di rilievo della Nuova Camorra
Organizzata fu ucciso a colpi d’arma da fuoco in un ristorante a
Milano il 10 gennaio del ’91. La sua morte era stata decisa dai
rivali della Nuova Famiglia che intendevano riallacciare i
rapporti con il clan napoletano di Luigi Giuliano che Biino, tra
le altre cose, aveva accoltellato. Stessa sorte, nel gennaio del
2002 per Antonio Festinese, ucciso in un negozio di oreficeria,
sempre nel capoluogo lombardo, punito con la morte perche’, pur
facendo parte dello stesso gruppo, nella ricostruzione del pm
Massimo Meroni, aveva sgarrato violando le regole dello spaccio
di droga. La terza vittima di quella catena di sangue fu Antonio
Iadonisi: fu ucciso nel novembre del ’95 perche’ aveva molestato
un affiliato del clan che si occupava di investire il denaro
dell’organizzazione.
Gli ultimi due omicidi erano avvenuti nell’ambito di una
lotta intestina al ‘clan Guida’, che costituiva, in base alle
indagini, una ramificazione lombarda della N.C.O., collegata con
i clan che agivano a Napoli diretti dai fratelli Francesco e
Giuseppe Mallardo, Gennaro Licciardi ed Edoardo Contini e
alleata in Lombardia con la ‘ndrangheta di Franco Trovato e la
costola milanese di Cosa Nostra rappresentata da Salvatore Enea
e dai fratelli Giuseppe e Alfredo Bono.
Alberto Fiorentino, Vincenzo Guida e Giuseppe Mallardo sono
stati condannati all’ergastolo per l’omicidio di Biino, ma
assolti per gli altri due che, quindi, rimangono senza
colpevole. Per l’associazione a delinquere di stampo mafioso
sono stati condannati ad altri anni di carcere, mentre i
restanti imputati hanno riportato condanne, sempre per
associazione a delinquere di stampo mafioso, dai tre ai cinque
anni.