giovedì, Luglio 17, 2025
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Il sedicenne Pasquale De Giorgio e la sua rincorsa verso il tennis professionistico

Sedici anni, occhi azzurri, faccia pulita da bravo ragazzo, talento da vendere, nella vita tanta determinazione alimentata da una passione infinita per il tennis e forse un futuro da medico. È il profilo del maranese Pasquale De Giorgio, “Paco” per gli amici , giovanissima promessa classe ‘99 dell’ASD tennis Villaricca e del tennis italiano in generale, classificatosi ottavo al campionato italiano U16 dell’anno scorso.



Grazie a tale risultato è entrato appena sedicenne tra i papabili per diventare professionista, con una classifica individuale di 2.5, che lo colloca nella seconda categoria, al pari di altri tennisti più grandi di lui. Insomma un vero enfant prodige che grazie al padre si è avvicinato a questo sport a soli 5 anni e che ha trovato nel maestro Sbrescia la propria guida. Siamo andati ad intervistarlo per farci raccontare la sua storia di sacrifici e rinunce ma anche piena di grandi traguardi.



Ci vuoi raccontare come è nata la tua passione per il tennis?

Possiamo quasi dire che sia nata con me. Mio padre gioca a tennis per divertirsi e mi ha sempre fatto seguire questo sport in tv. Una volta mi porto con lui a giocare, fittò il campo solo per noi due. Avevo solo cinque anni ma già riuscivo a colpire bene la palla e a scambiarne qualche battuta. Per me fu una giornata indimenticabile. Inoltre mio padre mi ha sempre portato a vedere il torneo degli Internazionali d’Italia a Roma dove giocano tutti i più grandi campioni.



Ecco appunto, quali sono i tuoi campioni preferiti?
Sono cresciuto col mito di Federer, un uomo che secondo me rappresenta il tennis, ne è l’emblema. Eleganza, stile, tecnica, atteggiamento perfetto in campo, sono caratteristiche che fanno di lui un tennista unico al mondo in grado di effeteuare colpi che nessun’altro può fare. Ma il tennista cui forse io più assomiglio, magari non ai suoi stessi livelli ma come modo di giocare, e quindi a cui più mi ispiro, è Djokovic. È infatti in lui che più mi rivedo per come si muove e come colpisce la palla.



Sei una delle più grandi promesse sul nostro territorio e non solo, sei giunto ottavo al campionato nazionale, quest’anno giocherai in serie C con l’ASD Villaricca. Sono convinto che il lettore sarebbe interessato ad una breve descrizione della tua carriera. Come sei arrivato sin dove sei ora?



Come dicevo ho iniziato a fare i miei primi scambi a soli 5 anni e lo stesso anno mi sono iscritto alla mia prima scuola tennis. Successivamente dopo tre anni sono passato ad allenarmi col maestro Navarro cui devo molto perché mi ha fatto crescere dal punto di vista tecnico.
Con lui sono rimasto 2 anni per poi finalmente a 10 anni incontrare il mio mentore, il maestro Alberto Sbrescia dell’accademia di Agnano. Di lui posso dire che è un grande tennista, forse uno dei più grandi tecnici nazionali in Italia ed è ora direttore del Rama Club di Fuorigrotta ed in passato ha giocato con l’attuale capitano della nazionale italiana in coppa Davis, Corrado Barrazzuti. Così a 16 anni ho partecipato al campionato nazionale U16, classificandomi ottavo ed ho avuto accesso alla seconda categoria dei professionisti, entrando di fatti nel tennis che conta. Infine sono stato chiamato dall’ASD Villaricca per il prossimo campionato di serie C e ho abbandonato la scuola per seguire il mio sogno. Ovviamente continuo la mia preparazione scolastica privatamente con un insegnate che mi segue a casa.



Parlaci del tuo rapporto col tuo maestro

Al maestro Sbrescia debbo molto. Lui mi ha fatto capire veramente cos’è questo sport e ha indirizzato la mia carriera credendo in me e facendomi tirare fuori a poco a poco il meglio di me. Sono sei anni che mi allena e abbiamo un rapporto bellissimo anche quando non abbiamo la racchetta tra le mani. Attualmente sono l’unico suo alunno che gioca da professionista ma lui ha allenato anche giocatori del calibro di Potito Starace, l’ex numero 27 al mondo.



Come hai accolto la chiamata dell’ASD Villaricca nel proprio team?



È stato eccezionale! Davvero un momento bellissimo. Per me è stato un onore poter giocare così giovane in serie D1 e dare un grande contributo alla squadra con 3 vittorie su 4. Durante la mia prima partita ero estremamente teso, sentivo la pressione del pubblico e dei miei compagni che si aspettavano molto da me, poi però mi sono sciolto e ho vinto in due set per 6-2 e 6-0 battendo il mio avversario che era più grande di me. Grazie a questi risultati e a quelli dei miei compagni siamo ora in serie C e sogniamo di arrivare sempre più in alto. Giocare in squadra è bellissimo anche se la parte più importante della carriera è quella individuale dove ti costruisci la tua classifica. Ora ho una classifica di 2.5 e vorrei arrivare al più presto a 1.9 per poter approdare in prima categoria e partecipare ad un Grande Slam e incontrare i miei campioni preferiti. Mi piacerebbe soprattutto giocare a Wimbledon perché è il torneo più prestigioso anche se mi trovo di più a giocare sulla terra rossa.



Qual è stato il momento più bello della tua vita sportiva?



È stato sicuramente quando ho segnato un bellissimo punto al campionato nazionale. Io e il mio avversario abbiamo fatto una serie interminabile di passaggi, poi lui ha attaccato a rete costringendomi ad un recupero improbabile. Io ero stremato ma riuscii comunque a colpire con un poderoso dritto e ad incrociare facendo punto.



Prima hai detto che hai dovuto abbandonare la scuola, come vivi questa cosa? Cosa ne pensano i tuoi genitori?



Ovviamente i compagni mi mancano e mi manca anche l’ambiente e i professori. A me piace studiare e a scuola ero anche abbastanza bravo. Andavo all’Emilio Segré a Marano. Ho deciso di allenarmi full time perché il tennis è la mia passione più grande e non mi importa di fare delle rinunce per raggiungere il mio obiettivo. Credo che ognuno debba scegliere i propri traguardi e mettercela tutta per diventare ciò che vuole e quindi lasciare la scuola per allenarmi 5 ore al giorno e cercare di diventare un grande tennista mi sembrava la cosa più giusta da fare. Ora comunque studio da casa per prendere il diploma poiché vorrei anche andare all’università e studiare medicina. So che poi sarebbe difficile conciliare lo studio col tennis ma sono molto determinato e ci proverò. E poi magari partecipare alle Universiadi del 2019 che si terranno a Napoli. Inoltre leggo molto, soprattutto i libri riguardanti il tennis. Per quel che riguarda i miei genitori, all’inizio non erano d’accordo con la mia decisione, ma poi col tempo mi hanno capito e mi stanno aiutando molto.



Per seguire questo tua grande sogno hai dovuto anche mettere da parte i rapporti personali

Si, in realtà avevo una ragazza ma i miei impegni mi privano di fare una vita rillassata come un sedicenne qualsiasi. Io credo nell’amore , ma la persona che starà con me dovrà anche capire cos’è il mio mondo ed accettarlo.



C’è stato un momento in particolare in cui hai pensato di dover abbandonare il tennis?
Quando ero al primo liceo e non stavo andando molto bene. Così ho dovuto lasciare il tennis per un po’, ma dopo due settimane ho ripreso in mano la racchetta perché stavo male e ho sentito di nuovo quel senso di libertà che sento ogni volta che la impugno.



Secondo te cosa possono fare le amministrazioni del nostro territorio per i ragazzi come te che amano lo sport?



Credo che dovrebbero costruire più strutture valide in modo da non dover costringere i ragazzi a spostarsi per praticare uno sport. Inoltre credo che più strutture comunali favorirebbero una riduzione degli stili di vita sbagliati, perché terrebbero occupati i bambini il pomeriggio dopo la scuola tenendoli lontani dai cattivi esempi.



Cosa ne pensi degli altri sport e del calcio in particolare?



Penso che che valga la pena praticare qualsiasi sport, anche il calcio. Veder rotolare un pallone è uno degli spettacoli più belli da vedere, ma non mi piace il clima che si crea intorno al calcio e l’atteggiamento dei giocatori verso l’arbitro e verso gli avversari. Il tennis è invece un gioco individuale dove c’è molto rispetto tra gli avversari.



Vuoi dire qualcosa a chi vuole iniziare il tuo stesso percorso?



Di essere determinati, di andare avanti nonostante le difficoltà, di capire che ci sono moltissime privazioni da affrontare, anche quelle più banali legate all’alimentazione, ma alla fine è uno sport stupendo che ti regala grandi emozioni.