Napoli, omicidio Ricci a Secondigliano: assolti il figlio del boss Abbinante e il killer di Lino Romano. Ergastolo per altri due
I giudici della prima sezione della Corte d’assise d’appello di Napoli ieri hanno assolto Arcangelo Abbinante, figlio di Antonio boss di Secondigliano e Giuseppe Montanera, ritenuto a capo del gruppo di fuoco nella faida contro la Vanella Grassi e accusato tra l’altro di aver ucciso l’innocente Lino Romano. Non erano loro i mandanti della mancata strage del 28 agosto 2012 con un morto e due feriti. L’obiettivo era Gennaro Ricci, capopiazza per conto del clan della Vanella: i killer lo rincorsero e lo finirono sotto una pioggia di proiettili. Non sono bastati i racconti e risconti di ben cinque pentiti a confermare in Appello la condanna all’ergastolo per i due.
Condanna confermata invece anche in secondo grado per gli esecutori materiali ovvero Giovanni Vitale e Valerio Caiazzo. Condanna ad otto anni invece per Luca Clemente, accusato di favoreggiamento nei confronti dei killer. L’omicidio e i due ferimenti si inseriscono nella faida tra il gruppo Abete-Abbinante e i Girati, per il controllo dei traffici di droga tra Scampia e Secondigliano. E’ stato in maniera particolare Gaetano Annunziata, pentitosi dopo l’omicidio di Pasquale Romano commesso dai suoi amici per errore, ad avere spiegato ai magistrati della Dda di Napoli l’agguato mortale contro Gennaro Ricci del clan Leonardi, avvenuto il 28 agosto scorso nei pressi della Vela Celeste. Ha confessato il delitto, chiamando in correità i presunti complici: Arcangelo Abbinante e Giuseppe Montanera (che invece ieri sono stati assolti) come mandanti, Giovanni Marino, Giovanni Vitale detto “Gianluca”, Valerio Caiazzo e Armando Ciccarelli esecutori materiali o comunque partecipi al fatto di sangue. Tre di essi (Montanera, Marino e Vitale) sono già stati coinvolti nell’assassinio dell’innocente “Lino” di Cardito.