È salito, ieri mattina, sul banco dei testimoni nella quarta sezione della corte d’assise del tribunale partenopeo, il maresciallo capo dei carabinieri Angelo Di Santo della compagnia di Torre del Greco. Il militare è stato chiamato a testimoniare nell’ambito del processo per gli omicidi di: Raffaele Di Grazia, Lucio Di Giovanni, Giuseppe Borrelli e Giuliano Cioffi .
Alla sbarra con il rito ordinario – come riporta il Roma – gli uomini del clan Birra- Iacomino di Ercolano: Salvatore Viola, Lorenzo Fioto, Franco e Andrea Sannino, Pasquale Genovese e il collaboratore di giustizia Costatino Iacomino, fondatore dell’onomimo clan. Mentre hanno optato per quello abbreviato i boss del sodalizio criminale ercolanese e quelli del cartello federato dei Lo Russo di Miano.
Raffaele DiGrazia e Lucio Di Giovanni furono massacrati in via Venuti il 6 febbraio 2000 a pochi passi dalla caserma dei carabinieri di Ercolano. Circa 10 minuti prima di morire Di Giovanni aveva firmato davanti all’appuntato il registro di presenza. I due cognati furono investiti da una pioggia di proiettili esplosi da due killer in sella a una moto di grossa cilindrata. A uccidere i due cognati sarebbe stato un commando di fuoco composto da due uomini del clan Lo Russo di Miano. I sicari napoletani avrebbero agito per favorire i Birra-Iacomino, loro storici alleati. A determinare il delitto sarebbe stato il “tradimento” di Lucio Di Giovanni, boss in ascesa dei Birra che dopo l’arresto dei padrini Stefano Zeno e Giovanni Birra avrebbe stretto un patto pericoloso con gli Ascione, storici nemici della Cuparella. L’omicidio di Giuliano Cioffi fu messo a segno in “trasferta”, l’uomo cognato di Raffaele Ascione,ex capo clan morto in carcere nel 2004, fu trucidato a Quarto il nove settembre del 2001 con sette colpi di pistola al capo e al braccio sinistro. Gli assassini fecero incursione a villa L’Etoile, nella bisca clandestina dove l’uomo stava giocando a “zicchinetto” indossando delle maschere di carnevale.
Ad emettere la sentenza di morte di Cioffi come segno di vendetta per l’omicidio di Giuseppe Infante, cognato di Giovanni Birra, avvenuta pochi me-si prima ad Ercolano. L’ultimo omicidio per cui sono alla sbarra gli undici uomini dei due clan è quello di Giuseppe Borrelli, trucidato dagli uomini del clan della Cuparella il 30 agosto del 1997, a pochi metri della centralissima piazza Trieste. L’uomo fu raggiunto dai suoi sicari mentre era a bordo del suo motociclo Gilera, nei pressi della chiesa del Rosario: i killer lo avvicinarono e gli esplosero contro nove colpi di pistola al volto e alla schiena. Borrelli si accasciò al suolo e il primo prestargli soccorso fu il parroco della chiesa che da poco aveva celebrato un battesimo.
Il militare dell’Arma, incalzato dalle domande dei giudici, ha raccontato la storia della faida tra clan, gli equilibri di camorra negli anni più cruenti, quelli a cavallo tra la fine del 1990 e il 2000. Dalla crescita del clan Birra, al declino degli Esposito, passando per la faida con gli Ascione-Papale, i morti ammazzati tra Ercolano e Torre del Greco.
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