giovedì, Luglio 17, 2025
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«Fatti il tatuaggio con il mio nome». Assolto il boss accusato dal pentito

Il capo dei “Bodo” non commise alcuna estorsione. Ne sono convinti i giudici della Quinta sezione della Corte d’assise d’appello di Napoli, che ieri mattina hanno deciso di assolvere Marco De Micco, il ras di Ponticelli finito in manette nel 2013 e oggi ristretto al 41 bis nel carcere dell’Aquila.
L’imputazione era stata incardinata grazie alle rivelazioni del collaboratore di giustizia Domenico Esposito. Il pentito, interrogato dagli inquirenti della Dda, aveva indicato il giovane boss di Napoli Est come l’ispiratore dell’estorsione ai danni del titolare di un cantiere edile di Ponticelli – scrive Il Roma – Ma quelle accuse non hanno fatto molta strada. Già l’anno scorso, infatti, De Micco venne assolto in primo grado per non aver commesso il fatto. La Procura, che per lui aveva invece chiesto una condanna a dieci anni di carcere, decise quindi di impugnare la sentenza. Ma ieri il ras dei “Bodo”, assistito dagli avvocati Sergio Cola e Stefano Sorrentino, è riuscito a spuntarla anche in appello, ottenendo così l’assoluzione-bis. Ma la giornata di ieri ha riservato a De Micco anche un secondo riscontro giudiziario favorevole. Il ras, imputato per il pestaggio di un commerciante di abbigliamento che non aveva voluto fare credito alla moglie di suo fratello Salvatore, ha ottenuto la conferma della riduzione della pena a soli tre anni di reclusione. In sostanza, la Corte ha deciso di accogliere per la seconda volta l’istanza avanzata dalla difesa, per la quale il reato con-testato doveva essere derubricato da estorsione aggravata a violenza privata. E a conti fatti così è stato.
Il 33enne finì in manette nel maggio 2013. Assai pesanti le accuse formulate dalla Dda a suo carico. Per la Procura, infatti, De Micco era il capo indiscusso di un vero e proprio esercito di baby camorristi pronti a tutto pur di far saltare i vecchi equilibri criminali nell’area di Napoli Est e ritagliarsi nuovi spazi di potere. Ipotesi che nel febbraio scorso spinsero il ministero a chiedere per il boss il trasferimento al 41 bis.