Home Cronaca ARCHEOLOGIA VIOLATA, FIAMME AL PARCO MONUMENTALE DI BAIA

ARCHEOLOGIA VIOLATA, FIAMME AL PARCO MONUMENTALE DI BAIA

PUBBLICITÀ

BAIA – Un incendio, forse doloso, ha devastato il Parco monumentale di Baia. Il fuoco, ieri pomeriggio, ha interessato un’area di oltre settemila metri quadrati, da pochi anni divenuta oasi protetta del Wwf. E poco mancava che le fiamme raggiungessero le case vicine: questione di poche decine di metri. È andata distrutta la vegetazione della collina che domina le insenature di Baia e Cuma. Bruciate non solo sterpaglie e macchia mediterranea: si sono incenerite decine di ginestre, lecci, cipressi, pini e tutta la flora di uno dei polmoni di verde dei Campi Flegrei. Ma poteva andare peggio, molto peggio. Perché l’incendio divampato, sul quale sono in corso indagini, ha travolto i resti archeologici di quella che molti studiosi ritengono la villa di Giulio Cesare.
Le mura si sono annerite, le imponenti strutture disposte su diversi livelli di terrazzamento sono state ricoperte di strati scuri di fumo. Che quel recinto di tufo in cima alla collina di Baia sia proprio la villa di Giulio Cesare è comunque sempre una ipotesi. Ma gli archeologi che hanno scavato in quell’area per diversi anni nutrono più di qualche speranza: l’edificio a pianta rettangolare, a strapiombo sul mare, fatto di grosse scaglie e blocchi tufacei legati da malta sabbiosa, potrebbe essere proprio la residenza imperiale descritta da Tacito negli «Annali». Un sospetto che in altre località avrebbe mobilitato studiosi ed amministratori. Ma non a Bacoli, dove nel parco Monumentale della Soprintendenza Archeologica, non funziona neppure il dispositivo anti-incendio presente. Ci sono almeno dieci bocchetti idranti lungo il sentiero asfaltato che conduce alla cima della collinetta. Ma nessuno di questi idranti è collegato all’acquedotto. Eppure sono stati istallati più di otto mesi fa. Nunziante Lucci è il responsabile dell’«Associazione Falco», che a Bacoli si occupa di interventi anti-incendi boschivi. «L’impanto idrico è collegato ai tubi, ma non è fornito di acqua. Non ci sono le manichette, perché manca ancora il collaudo. Se tutto fosse stato in regola avremmo guadagnato almeno un’ora e i danni sia all’oasi Wwf che ai resti archeologici sarebbero stati molto più limitati».
Indice puntato su Soprintendenza e Oasi Wwf. Ma Gaetano Basile, responsabile dell’Oasi, presente sul posto, lancia un’accusa grave, facendo chiaramente paventare l’ipotesi del dolo: «È in atto un sabotaggio contro le iniziative del Parco. Non è un caso che proprio in questo periodo di massimo impegno da parte nostra stia succedendo proprio questo». Racconta che due giorni fa un altro rogo è stato domato appena in tempo sulle rovine archeologiche. Ovviamente anche questo doloso. E sulle bocchette idranti fantasma spiega: «È vero, manca il collaudo. Ma il contenitore per l’acqua c’è, ed ha una capienza di oltre 5 mila litri. Ma senza collaudo…».
Le fiamme sono state domate intorno alle ore 19 di ieri, anche grazie ad una provvidenziale pioggia: l’allarme è scattato intorno alle 15,30, probabilmente lanciato da qualche natante, perché la zona s’affaccia proprio sul mare. Tre ore sono state necessarie per avere la meglio su un incendio che ha messo in grosso difficoltà i vigili del fuoco. Sia a causa della particolare natura del promontorio, sia per la forte brezza marina che ha più volte ricacciato indietro i soccorritori. Il fumo denso ha rallentato l’intervento: con pale e rastrelli sono stati spenti i focolai nella zona degli scavi. Poi le attenzioni si sono spostate su due abitazioni lungo lo stradone principale: il fuoco è arrivato a pochissima distanza, qualcuno degli abitanti è pure fuggito via. Ma nessun danno alle persone. L’incendio di ieri non è il primo che colpisce delle zona di interesse archeologico dell’area flegrea: un anno fa, più o meno in questo periodo, le cisterne romane delle Terme di Baia furono sfiorate dalle fiamme.

PUBBLICITÀ

PINO TAORMINA – Il Mattino 29 luglio 2002

PUBBLICITÀ
Exit mobile version