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mercoledì, Luglio 16, 2025
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Centro commerciale e impianto sportivo costruito coi soldi del clan Polverino, arriva la decisione del giudice

Un centro sportivo da 10 milioni di euro nel
Vomero, nel quartiere vip di Napoli, e un centro
commerciale in
provincia di Cosenza. Un mega-progetto edilizio

che per i pm di Napoli era stato finanziato in
parte con i soldi della camorra che era pronta a
scendere nell’affare grazie ad un prestanome,
Carlo Simeoli, genero di del boss Angelo Simeoli
detto ”o bastone’, finito in carcere su ordine del
gip di Napoli il 15 settembre dell’anno scorso.
Con lui furono arrestati anche Roberto
Imperatrice, imprenditore napoletano noto nel
settore della ristorazione e Giovanni De Vita,
commercialista, amico del calciatore Fabio
Cannavaro.

Agli arresti domiciliari, nella stessa
retata, finirono anche i fratelli Luca e Andrea De
Vita. L’accusa era di reimpiego fittizio di beni di
provenienza illecita, perche’ secondo i pm quei
soldi erano del clan Polverino. Ma già il
Tribunale del Riesame aveva scarcerato i tre
fratelli De Vita e Imperatrice, ritenendo che non
c’erano prove per dimostrare che fossero a
conoscenza della natura illecita dei soldi che
Simeoli sarebbe stato pronto a versare per i
progetti. Quello del Vomero, in particolare, era
molto ambizioso e prevedeva la costruzione
anche di 120 di box auto, ma non fu mai
realizzato per violazioni delle regole
urbanistiche. Il pm della Dda di Napoli che aveva
seguito le indagini ha proposto ricorso per
Cassazione contro i quattro personaggi ‘chiave’
della vicenda, ritenendo che la decisione del
Riesame non fosse corretta. Invece la Suprema
Corte ha rigettato il ricorso. La
Procura ha pero’ continuato per la propria strada
chiudendo le indagini preliminari per tutti gli
indagati della vicenda. Tra loro anche il generale
della Guardia di Finanza Giuseppe Mango, con
l’accusa di rivelazione di notizie su indagini
coperte da segreto perche’ avrebbe passato
notizia agli imprenditori coinvolti nelle indagini,
tramite un avvocato. Per lui pendeva una
richiesta di interdittiva che fu però rigettata.