È partita ieri la requisitoria nei confronti
di cinque giovani del pm Lugi Alberto Cannavale
accusati dell’omicidio di Sebastiano Maglione, il
15enne trovato morto, in via Rossetti a Mugnano, in
una pozza di sangue, un anno fa, con un proiettile
nella nuca. Sebastiano, il 10 marzo dello scorso anno,
era alla guida di uno scooter “Honda Sh”; sul sedile
posteriore trasportava un amico. Lo scooter fu
inseguito per qualche centinaia di metri da più motorini.
Due bossoli vennero ritrovati all’inizio di via
Rossetti, nel tratto d strada che porta verso la campagna.
Uno dei due proiettili aveva colpito il giovane
Maglione alla nuca. Sebastiano era un ragazzo
che ancora doveva compiere 15 anni. Lavorava
come imbianchino, aveva la passione della pittura
e adorava il mare. Quando il suo corpo era già cadavere
la polizia rinvenne nei suoi pantaloni una
pistola giocattolo.
Ieri il piemme ha invocato Raffaele Marrone 18
anni di reclusione; 16 anni per Alberto Iavazzo e
13 anni a testa per Domenico Tammaro, Gennaro
Capasso e Alberto Vallefuoco. Il pm ha sottolineato
la rilevanza delle dichiarazioni rese da Marrone,
presunto esecutore materiale che da subito ha
ammesso la colpa riferendo: «È sopraggiunto un tale
Biagio che ha detto che i ragazzi volevano rubare
il motorino, abbiamo allora deciso di dare una
lezione». Così prima di partire a bordo dello scooter,
Marrone prese la pistola dalla sua autovettura
per una comune spedizione punitiva, «forse non
omicidiaria», ha precisato l’accusa, sottolineando
l’assenza di preordinazione nonché dell’aggravante
dell’art.7. Per il pm è contestabile a tutti il dolo
eventuale perché «si può parlare di una ragionevole
rappresentazione dell’evento morte». Ma sono
state differenziate le posizioni degli indagati e
la richiesta di pena più alta è per Marrone «che si
recò sul luogo con una pistola accettando il rischio
di usarla». Posizione intermedia quella di Iavazzo
che «diede un apporto causale e morale a Marrone
». Raffele Marrone, difeso dall’avvocato Giuseppe
Pellegrino, rese ampia e circostanziata confessione
esclamando: «Ho ucciso per una fatalità.
È stata solo una disgrazia. Volevamo dare un lezione
ai giovani che a bordo del motorino qualche
minuto prima avevano tentato una rapina a danno
di un loro amico».
Nel corso degli interrogatori altri dei giovani hanno
sostenuto in udienza che si unirono al codazzo
di motorini in via Rossetti per mero spirito emulativo.
Una “bravata” che li avrebbe spinti a fare gruppo
con i coetanei che imperversavano a bordo degli
scooter per una strada di periferia. «Ma le loro
dichiarazioni sono contraddittorie» ha contestato
l’accusa. Alla prossima udienza del 28 aprile iniziano
le arringhe degli avvocati difensori Giuseppe
Pellegrino, AlfonsoTatarano, Mario D’Alessandro,
Michele Cerabona, Enrico Tuccillo. La sentenza
è prevista per il 15 maggio e spetterà al Gup Primavera
mettere la prima pietra su una inquietante
vicenda che vede otto giovani accusati di omicidio.
Per i tre minori il procedimento è sospeso, in quanto
messi alla prova.