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CAMORRA. «Boss in galera: ecco chi comanda ora a S. Antimo, Grumo e Casandrino»

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L’ultima relazione della Dia ha ricostruito gli scenari criminali tra Grumo e Sant’Antimo.
I clan di Sant’Antimo (VERDE, PUCA, PETITO-RANUCCI-D’AGOSTINO-SILVESTRE), Casandrino (MARRAZZO) e Grumo Nevano (AVERSANO) sono accomunati dall’assenza di capi carismatici, tutti detenuti; la reggenza è stata quindi affidata a personaggi di secondo piano, comunque in grado di mantenere il controllo del territorio.

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Il clan PUCA sarebbe costituito da un nucleo storico di affiliati ma, per le estorsioni e lo spaccio di stupefacenti, si servirebbe di giovani leve, arruolate di volta in volta tra i pregiudicati locali. Il sodalizio è stato significativamente depotenziato dagli arresti. A dicembre, è morto, per cause naturali, a Viterbo, dove si trovava agli arresti domiciliari, un componente della famiglia PETITO. Nell’ultima parte dell’anno, a Sant’Antimo, si sono registrati attentati verosimilmente legati a contrasti per la spartizione delle piazze di spaccio. Il comune di Grumo Nevano, ricco di piccole e medie aziende, è storicamente assoggettato all’influenza criminale del clan AVERSANO. Lo stato di detenzione dei suoi vertici ha consentito lo sconfinamento dei clan di Sant’Antimo, interessati alla gestione delle estorsioni e del traffico di droga. Analogamente ad altre aree comunali confinanti, è presente una microcriminalità proveniente dalle aree arzanese, di Sant’Antimo e di Secondigliano, dedita soprattutto a reati predatori (scippi, rapine, furti).

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