L’omicidio dell’innocente Attilio Romanò non ferma la mattanza. Anzi. Nella guerra tra i Di Lauro e gli Scissionisti finiscono sempre più nel mirino persone non direttamente connesse con il crimine organizzato. Tra questi Vittorio Bevilacqua, 64 anni, che paga con la vita la colpa di essere il padre di un affiliato. Ad ucciderlo sei proiettili che ‘svegliano’ dal torpore mattiniero il rione Don Guanella, epicentro di una mattanza che neanche la cattura di Cosimo Di Lauro. è riuscita a placare.
L’ omicidio si consuma in un supermercato del quartiere dove solo per un soffio un garzone non rimane ferito. Bevilacqua paga con la vita l’essere padre di Massimo Bevilacqua, considerato un affiliato degli Amato-Pagano. L’uomo era inoltre anche il suocero di Ciro Nocerino, un luogotenente della stessa organizzazione. I loro familiari erano in pericolo e lo sapevano. Lo stesso Massimo intercettato dalle forze dell’ordine al telefono rivelava i suoi timori alla sorella: ««Non posso restare qua, rischio la vita. Voglio andare a casa di mamma, mi sento più sicuro nel rione».