Tra gli episodio più cruenti ricostruiti nei mesi scorsi in aula c’è sicuramente il cosiddetto ‘delitto della pizzeria’ ovvero l’omicidio di Salvatore D’Alpino avvenuto il 30 luglio del 2015, all’esterno di una pizzeria di piazza Mancini, a Napoli. Nel raid rimase ferita anche un’altra persona, Sebastiano Caldarelli, 37 anni. Il raid venne ripreso dalle telecamere di un sistema di videosorveglianza. Ad incastrare uno dei partecipanti a quell’azione, Luca Mazzone, sono poi arrivate le intercettazioni ambientali a casa di Assunta “Susetta” Buonerba quando si pianificava l’omicidio di Tore ‘o brillante esponente di spicco della “Paranza dei Bimbi”.
Ventuno anni di carcere rispetto ai 24 chiesti dalla pubblica accusa per Mazzone, giovane promessa del calcio mancata e poi diventato uomo di camorra. Nativo della Sanità dove aveva cominciato a dare i primi calci al pallone nella locale squadra di calcio. Aveva cominciato la sua scalata al calcio professionistico finendo nelle giovanili del Formia e del Latina in serie B. Poi si è perso nei vicoli della “Gomorra” del centro storico di Napoli. «Luchetto, butta un occhio…Quando ci sei tu in mezzo, succedono sempre le tarantelle…». sono queste le frasi che lo hanno incastrato: a parlare è Assunta Buonerba nella sua abitazione. Per quel delitto ergastoli sono stati inflitti a Antonio Amoroso, al boss Gennaro Buonerba, a Luigi Criscuolo e a Salvatore Mazio.