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venerdì, Luglio 4, 2025
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Affari con il boss del clan D’Amico, arrestato il figlio del capoclan Senese

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Una vasta operazione della Direzione Investigativa Antimafia è in corso in tutta Italia.  L’ordinanza, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, su richiesta della Procura capitolina – Direzione Distrettuale Antimafia, ha disposto misure cautelari nei confronti di 18 persone ritenute gravemente indiziate di far parte di due associazioni, con l’aggravante mafiosa, radicate in Roma e finalizzate alla consumazione di estorsioni, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego in attività economiche di proventi illeciti. Reati aggravati dall’aver agevolato i clan di Mazzarella – D’Amico, le cosche della ‘ndrangheta Mancuso e Mazzaferro e il clan Senese.

Il figlio del boss Senese e del cassiere della Banda della Magliana

Trai i nomi più eccellenti ci sarebbero, secondo quanto apprende l’agenzia LaPresse, Antonio Nicoletti e Vincenzo Senese, rispettivamente figlio di Enrico il cassiere della Banda della Magliana, e il figlio del boss Michele ‘o pazzo. Il Gip del tribunale di Roma scrive, in particolare, su Vincenzo Senese: “Un’alleanza con Salvatore D’Amico per gestire ed espandere le illecite attività nel territorio della capitale. Con il contributo del Macori mantiene il controllo degli interessi affaristico/criminali nel settore idrocarburi grazie al contributo di Piero Monti. Essendo figlio di Michele Senese funge anche da garanzia per gli investimenti delle ‘ndrine Morabito e Mancuso, e dal clan Rinaldi/Formicola nel commercio di idrocarburi attraverso la rete di imprese collegate al Monti. È presente agli incontri del vertice del sodalizio che si svolgono anche presso l’abitazione del Macori”.

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Sequestro da 130 milioni di euro

Nel corso della attività di indagine, avviata nel marzo 2018 dalla Direzione Investigativa Antimafia – Centro operativo di Roma con il coordinamento della DDA della Procura di Roma, sarebbero stati raccolti elementi gravemente indiziari in ordine alla esistenza di una vera e propria centrale di riciclaggio, operante in Roma e con interessi in tutto il territorio nazionale, che si è avvalsa della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento derivante sia dagli stretti legami con le organizzazioni criminali mafiose tradizionali sia per l’immediata disponibilità di armi da guerra e comuni da sparo. Unitamente alle misure cautelari personali il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto il sequestro preventivo di 3 società per equivalente fino alla concorrenza della somma complessiva di euro 131.826.000 quali “profitto di reati”.

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Redazione Internapoli
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