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Agguato al ras del Terzo Mondo, il pentito rivela:«Marco Di Lauro non ci dormiva la notte»

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Una vendetta. Contro un uomo accusato di aver sparato contro un affiliato al suo clan. Questa la motivazione dietro l’omicidio di Eugenio Nardi, delitto maturato nel gennaio del 2008 e che è tornato nuovamente ala ribalta facendo scattare nuovamente le manette a carico di Marco Di Lauro. Grande accusatore di ‘F4’ il neo collaboratore di giustizia Massimo Molino (leggi qui l’articolo) che ha spiegato ai magistrati che Nardi, uomo dei Sacco-Bocchetti, era sospettato di aver preso parte al tentato omicidio di Daniele Tarantino, appartenente alla cosca del Terzo Mondo. Un affronto tanto che «Marco Di Lauro non ci dormiva la notte e voleva vendicarsi». Secondo Molino quel delitto servì non soltanto come ‘punizione’ ma anche come ‘messaggio’ lanciato proprio al gruppo di San Pietro a Patierno che in quella fase si era avvicinato agli Amato-Pagano. Secondo Molino:«Marco Di Lauro per dare risposta all’agguato, ordinò la morte. L’omicidio di Gegè fu commesso da Carlo Capasso dopo che Gegè era stato bloccato da due macchine e Capasso si era seduto accanto alla vittima, entrando nella macchina, dicendogli prima di sparare ‘ti manda salutando Daniele’. Daniele Tarantino era sempre in contatto con Di Lauro e lo andava a trovare anche durante la latitanza. Daniele diceva che la forza di Di Lauro era tale che poteva mangiare pasta e dado anche per una settimana intera, vale a dire poteva affrontare ogni sacrificio».

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