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Tornei di calcio a Secondigliano, il pentito rivela:«Ogni squadra era espressione di un clan»

Da sinistra Antonio Accurso e Antonio Lo Russo
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Tornei di calcetto organizzati da Antonio Lo Russo, figlio di Salvatore. Tornei dove ogni squadra era ‘espressione’ del proprio clan di riferimento. E’ questa la rivelazione fatta ai magistrati da Antonio Accurso, ex ras della Vanella Grassi, dichiarazioni contenute nell’ultima ordinanza che ha fatto finire in carcere anche Tony Colombo e la moglie Tina Rispoli indicati come ‘vicini’ ai Di Lauro. Proprio sul rapporto con il Terzo Mondo e sulla passione per il calcio interessanti si sono rivelate le informazioni rese da Accurso che ha spiegato che vi era un torneo organizzato a Secondigliano dai Lo Russo:«Io e Nunzio Di Lauro eravamo anche in rapporti di amicizia, da ragazzi facevamo anche guai insieme; giocai anche a calcetto, sia con lui che con Marco Di Lauro. Con Marco Di Lauro, prima della guerra del 2004, partecipammo anche a tornei di calcetto, organizzati da altri, parliamo del periodo dal 2000 al 2004, organizzato da Antonio Lo Russo, figlio di Giuseppe Lo Russo. Le squadre partecipanti a questo torneo estivo erano quelle dei Lo Russo, quelle dei Di Lauro, organizzata da Marco, che si chiamava Impero Arco. Anche noi più giovani, tra cui io e altri bravi ragazzi, partecipammo a questo torneo. Vi erano anche squadre riferibili ad altri clan, tra cui i Contini, c’era anche la squadra di Carmine Amato “’a vecchiarella”, nipote di Raffaele Amato. Il torneo era a sedici squadre». E ancora: «La squadra di Marco Di Lauro era formata da Salvatore il piccoletto, per la sua bassa statura, che abitava in mezzo all’arco, nel palazzo dove abitava Cosimo Di Lauro; Mario Fiorillo, soggetto estraneo al contesto clan originario di via Duca degli Abruzzi, detto “retro ’o pizzo”, credo di lavoro facesse il fabbro, con un capannone nei pressi della rotonda di Arzano; Tonino “bombolone”, abitante nei cosiddetti Cenzi, Marco Maiorana, che abita sempre nelle Case Gialle, che mi sembra faccia l’imbianchino o il muratore; Tonino “’o capitano”, poi ammazzato a Casavatore».

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