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«Alleanza di Secondigliano come Cosa nostra, le 3 sorelle Aieta sono avatar che comandano», le rivelazioni del genero del boss

«Alleanza di Secondigliano come Cosa nostra, le 3 sorelle Aieta come avatar», le rivelazioni del genero del boss
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«Il clan è come se fosse Cosa nostra». A svelare retroscena e organigramma riguardo l’Alleanza di Secondigliano è Luca Esposito, il genero del boss Patrizio Bosti che agli inizi di febbraio, dopo essere stato arrestato per aver corrotto un medico in cambio di Green Pass falsi prima di partire per Dubai con la famiglia, ha chiesto di parlare con i magistrati. A interrogarlo in carcere, il 2 e il 3 febbraio, accanto alla pm anticamorra Ida Teresi c’era anche il procuratore Giovanni Melillo.

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Non ha ancora deciso se collaborare o meno con la giustizia, ha rilasciato per ora solo dichiarazioni spontanee, che però hanno acceso, ancora di più, i riflettori sulla cosca più potente non solo di Napoli ma d’Italia.

Secondo Esposito l’Alleanza che vede insieme Contini-Mallardo-Licciardi è paragonabile alla mafia siciliana:  “ogni mese paga agli affiliati quasi 170mila euro di “stipendi”, è protetta da collusioni con appartenenti alle forze dell’ordine e dove le mogli assumono le redini del comando quando i mariti sono in carcere”.

La forza delle Aieta

«Le mogli dei boss sono come avatar: quando non ci sono i mariti, ci sono le mogli». Secondo Esposito, oggi a Napoli «comanda Anna Aieta», moglie del capoclan di Giugliano Francesco Mallardo e sorella delle mogli di Patrizio Bosti e dell’altro boss detenuto, Edoardo Contini. Sulla struttura del clan Bosti-Contini, Esposito afferma che, come in Cosa nostra, «ci sono i vertici, ma anche altri uomini sottoposti ai vertici che hanno altri arruolati che pagano direttamente». Nicola Rullo, esponente di spicco dell’organizzazione, disporrebbe ad esempio di affiliati «che non sono stati “battezzati” da Edoardo e Patrizio» i quali «non apprezzavano» che Rullo «avesse un esercito tutto suo». Esposito non nasconde di non andare molto d’accordo con il cognato, Ettore Bosti. «È ingestibile, non vuole bene a nessuno». E sarebbe anche sanguinario, al punto da vantarsi dei delitti commessi, come quando, sostiene Esposito, il giovane Bosti gli parlò di un duplice omicidio, dove aveva perso la vita anche un innocente, mentre guardavano una partita di calcio in televisione.

Il clan, rivela il cognato del boss, può contare su “talpe” nelle forze dell’ordine e nelle «questure di zona», verosimilmente i commissariati, per essere avvisati di blitz e arresti imminenti. Nella ricostruzione di Esposito, Patrizio Bosti, attualmente detenuti, riceve ogni mese 2500 euro, mentre 1500 vanno al figlio Ettore. Ma a parte questo “stipendio”, a Bosti senior andrebbero altri 15/16mila euro al mese. Di sé, Esposito dice: «Vendo orologi e ho fatto molti soldi. Tutto in nero, ma non di provenienza illecita. Sono molto bravo a farlo». Esclude categoricamente di commerciare orologi rubati o rapinati, ma preferisce acquistarli da calciatori o persone dello spettacolo per poi rivenderli, nello stesso ambiente o in contesti diversi, oppure usarli «come moneta».

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