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“Anche i boss hanno una coscienza”, la sorella di don Peppe Diana parla dopo il pentimento di Sandokan

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“Il pentimento di Francesco Schiavone è sicuramente un po’ tardivo ma è comunque importante, perché vuol dire che anche queste persone hanno una coscienza”. Così, all’Ansa, Marisa Diana, sorella di don Peppe, il sacerdote ucciso dal clan dei Casalesi il 19 marzo del 1994, di cui quest’anno è ricorso il trentennale con numerosi eventi e manifestazioni organizzate fino alla scorsa settimana, commenta la decisione del capoclan dei Casalesi, noto come Sandokan, di collaborare con la giustizia.

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“Anche loro, come noi, hanno figli, fratelli e nipoti che vivono nelle nostre terre, e che pagano per i loro errori e per i danni fatti alle persone e al territorio”.

SVOLTA STORICA NEL CLAN DEI CASALESI, SI PENTE IL BOSS ‘SANDOKAN’ SCHIAVONE

[DAL NOSTRO ARCHIVIO] – Il boss dei Casalesi Francesco Schiavone si pente e parla con i magistrati della Dda. A riferirlo è l’edizione odierna di Cronache di Caserta, che ha anticipato l’inizio della collaborazione con la giustizia del capo dei capi della mala casalese.

Triplice omicidio di camorra, il boss Schiavone condannato all’ergastolo

Francesco Schiavone aveva chiesto il rito abbreviato sperando in uno sconto di pena, invece, lo scorso gennaio il giudice al processo lo ha condannato comunque all’ergastolo per un triplice omicidio di camorra. Come riporta Il Mattino il boss del clan dei Casalesi è stato condannato dal tribunale di Napoli alla pena più alta nonostante l’abbreviato.

Luigi Diana, Nicola Diana e Luigi Cantiello furono ammazzati 40 anni fa. Con il capoclan Sandokan, difeso dagli avvocati Elisabetta e Mauro Valentino, è stato condannato anche Giuseppe Pagano a 12 anni di carcere. Il giudice ha, inoltre, assegnato un risarcimento dei danni ai familiari delle vittime: 40mila euro per ciascun figlio, fratello o moglie delle persone uccise durante la faida di camorra scoppiata fra gli anni ‘80 e ‘90.

I tre nomi delle vittime sono emersi grazie ai collaboratori di giustizia, poi, il pentito ha svelato il movente della vendetta e ha anche indicato i nomi degli assassini fra questi anche quello di Schiavone. Il coimputato Pagano è stato giudicato tenendo conto dello “sconto” poiché è diventato collaboratore di giustizia.

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