Per molti è solo un pallone rincorso da 22 ragazzi. Per altri, invece, è tutto. E’ vita.
A rappresentare quest’ultima categoria è il giuglianese Luigi Castaldo, attaccante, nonchè capitano, 36enne dell’Avellino.

La sua squadra non sta passando uno dei momenti migliori della propria storia. Ad oggi, infatti, i lupi non sono ammessi al prossimo campionato di serie B. Alla base del provvedimento c’è il mancato rispetto dei termini di consegna della fideiussione, che scadevano alle 19 di lunedì scorso.

L’esclusione, però, è al momento provvisoria: il club, infatti, può ancora tentare la carta del ricorso al Collegio di Garanzia del Coni, che dovrà essere presentato entro il 27 luglio. La decisione finale è attesa per il 31.

“Avvertite i vostri procuratori. Da qui non va via nessuno“

Con l’assenza del presidente, a prendere per mano la squadra è il capitano sul campo. Luigi Castaldo, dopo le lacrime sotto la Curva, prende di petto la situazione ed avverte i suoi compagni nello spogliatoio dopo l’amichevole di lusso contro la Roma: “Ve lo dico adesso e non voglio ripeterlo più. Fuori da qui, prendete il telefono e chiamate i vostri procuratori. Dovete dirgli solo una cosa: si mangiassero il telefono. Da qui e fino a sentenza definitiva non si muove nessuno. Qui siamo ad Avellino. E ci resteremo fino alla fine”.

Le parole del capitano suonano come un avvertimento all’interno di uno spogliatoio distrutto e abbandonato per cause extra campo.
Castaldo ha poi spronato i suoi compagni a non mollare, a combattere, a stringere i denti. A continuare il lavoro cominciato in ritiro: “Qui siamo ad Avellino non in una piazza qualunque. Qui si è fatta la storia del calcio. E noi onoreremo questa maglia fino alla fine. Li avete sentiti là fuori. Avevano la morte nel cuore. Ma hanno cantato per 90′. Noi siamo professionisti. Da qui non si muove nessuno”.