Nuove rivelazioni nel caso del delitto di Garlasco. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, la traccia genetica denominata “Ignoto 3”, rinvenuta sulla bocca di Chiara Poggi, non sarebbe frutto di contaminazione da parte di personale sanitario, mortuario o investigativo. È questo il primo esito delle analisi disposte dalla Procura di Pavia, che sta conducendo un nuovo filone d’indagine sul caso.
Il Dna in questione non corrisponderebbe a nessuno dei soggetti coinvolti nelle indagini, nei rilievi scientifici o nelle operazioni di soccorso e autopsia, inclusi gli operatori del 118 (tra cui un solo uomo, l’autista). Resta comunque l’ipotesi, al momento non esclusa, di un possibile “inquinamento” del reperto, ovvero un deposito involontario di materiale genetico in una fase successiva.
Le analisi comparative proseguiranno su un campione di almeno 30 persone, tra cui familiari, amici e conoscenti della vittima, al fine di escludere o confermare eventuali corrispondenze. È già stato accertato che il Dna non appartiene né ad Andrea Sempio, indagato nell’inchiesta bis, né ad Alberto Stasi, già condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio avvenuto il 13 agosto 2007.
Il Tempo aggiunge un ulteriore dettaglio: la garza su cui è stato rilevato il materiale genetico presenta due contaminazioni marginali attribuite a un assistente del medico legale, ma ospita anche la traccia di “Ignoto 3”, che rimane al centro di questo nuovo sviluppo investigativo.
Il caso di Chiara Poggi si arricchisce dunque di un elemento inedito e potenzialmente decisivo, riaprendo interrogativi sulla dinamica dell’omicidio e sulla presenza di un soggetto finora sconosciuto.