L’apertura di un nuovo ristorante in Trentino e la ricerca di personale qualificato per la cucina sono diventati terreno di polemica per lo chef Paolo Cappuccio, cuoco stellato di origini napoletane e noto a livello internazionale. Un post pubblicato sui social network dallo chef ha scatenato infatti una forte reazione per alcune esclusioni inserite nel testo, giudicate da molti come arbitrarie e discriminatorie.
Nel suo annuncio, Cappuccio scriveva di cercare uno chef con brigata per un hotel 4 stelle da dicembre a marzo, specificando però alcune esclusioni: «Sono esclusi comunisti/fancazzisti, master chef del ca**o e affini, persone con problematiche di alcol, droghe e di orientamento sessuale. Quindi se eventualmente resta qualche soggetto più o meno normale…». Il post proseguiva con un invito a persone referenziate e un netto “evitate di commentare cazzate sarete automaticamente bruciate”.
La pubblicazione ha suscitato immediatamente indignazione sul web, con accuse di discriminazione e insulti diretti allo chef, che ha poi cancellato il post. Tuttavia, la rimozione non ha fermato le critiche. In un’intervista al Corriere della Sera, Cappuccio ha tentato di difendersi, spiegando che le sue parole derivano da esperienze negative con collaboratori poco seri: «Cercavo persone oneste, con un’idea chiara della loro posizione, perché ero stufo di chi fa perdere tempo, si mette in malattia o non lavora bene».
Sulla questione dell’orientamento sessuale ha aggiunto: «Mi è capitato di avere persone non etero che esibivano in modo eccessivo, creando problemi in brigata con litigi e insulti. Sul lavoro si sta al proprio posto. Non è una questione di pregiudizio, io ho amici gay, ma bisogna rispettare l’ambiente di lavoro».
Non è la prima volta che Cappuccio si rende protagonista di annunci controversi. Già nel 2020, sempre su Facebook, aveva scritto un post in cui escludeva «vagabondi senza fissa dimora, persone con problemi, alcolizzati, drogati e affini». Le reazioni social di oggi si sommano a un clima di crescente tensione, tra insulti, minacce e accuse di fascismo, rigettate dallo chef come parole di chi «non ha altro da fare che criticare».
La vicenda riapre il dibattito su discriminazioni e criteri di selezione nel mondo del lavoro, soprattutto in settori come la ristorazione, dove il rapporto umano è cruciale ma a volte complesso.