venerdì, Agosto 15, 2025
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Clan Mallardo, aiuti ai detenuti nonostante la crisi Covid: soldi, vestiti, spese mediche e avvocati

Si comportava come una sorta di padre o fratello per i detenuti, preoccupandosi di sostenere le loro spese in carcere e quelle delle loro famiglie. E’ quanto emerge dall’ultima ordinanza sulla figura di Mauro Moraca, ras del clan Mallardo arrestato la scorsa settimana. Dalle indagini è emerso che il clan Mallardo, nonostante le difficoltà economiche dovute anche ad una riduzione delle entrate a causa de diffondersi della pandemia da COVID-19 e delle conseguenti limitazioni alla libertà di movimento, continuava a garantire gli “stipendi” agli affiliati detenuti.

La forma di sostentamento variava a seconda dello spessore criminale del soggetto detenuto. Ad esempio i detenuti di un certo livello percepivano circa 1500 euro al mese, mentre gli affiliati di rango inferiore avevano di meno.

Il clan si occupava anche del soddisfacimento di tutte le esigenze durante il periodo di detenzione, ad esempio visite mediche, vestiti, acquisto dei biglietti ai familiari per raggiungere i detenuti presso gli istituti penitenziari, approvvigionamento di generi alimentari da spedire ai detenuti, vaglia per consentire ai detenuti l’acquisto di beni in carcere, nonché a gestire i rapporti con gli avvocati.

Ma non sempre le richieste dei detenuti venivano accolte. Ad esempio in un’intercettazione emerge come un soggetto aveva chiesto ben 2800 euro al mese. Ciò provocò la reazione di Moraca: “Ma overamente? Ma perchè non ti uccidi! Due e otto al mese!.. Ma vedi
un poco!”. 

C’era anche chi non accettava tagli sulle somme da percepire. «Quello non
dovrebbe avere nemmeno questi!». «Ma che vuole? Capito o no? Tanto lui da quanti anni sta in mezzo? Se ne andò subito dentro!», si percepisce in un’ntercettazione.

Le intercettazioni hanno consentito anche di rilevare l’interessamento in prima persona di Moraca alle problematiche di un detenuto come ad esempio il reperimento di un dentista o l’invito all’avvocato dell’affiliato a recarsi in carcere all’indomani dei chiari segni di cedimento del detenuto, intenzionato ad intraprendere lo sciopero della fame e della sete.

Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiano Il Roma