La figura di Michele Olimpio è centrale nelle motivazioni della sentenza d’Appello che vedeva alla sbarra 23 imputati, tra presunti elementi di vertice e gregari della malavita. Lunga la lista dei reati contestati, tutti aggravati dal metodo mafioso: estorsione, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, false attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, favoreggiamento personale, fittizia intestazione di beni, impiego di denaro di illecita provenienza, autoriciclaggio, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
Nelle motivazioni, infatti, i giudici ricostruiscono la figura di ‘o bumbular, ras del clan Mallardo. “A seguito dell’arresto di esponenti apicali del sodalizio, alla fine dell’anno 2016, assumeva il ruolo di vertice della consorteria, sebbene sottoposto a detenzione domiciliare, per motivi di salute, nel comune di Busano. Approfittando dei permessi concessi dall’ufficio di Sorveglianza di Vercelli per sottoporsi a cure odontoiatriche nel Comune di Giugliano in Campania ove era autorizzato a domiciliare presso l’abitazione della sorella OLIMPIO Pasqualina, si allontanava, più volte, dal domicilio facendo attestare falsamente al medico Ciccarelli Antonio di essersi recato presso il suo studio per le cure.
In realtà, nei periodi in cui si trovava nel comune campano, si occupava in prima
persona delle faccende relative al clan (gestione della cassa comune, risoluzione dei
conflitti insorti tra affiliati …) ed impartiva direttive ai suoi uomini di fiducia, Cecere
Stefano e Quaranta Mario, in merito alle estorsioni da commettere ai danni degli
imprenditori dell’area territoriale di loro “spettanza”. Veniva, pertanto, avviata un’attività di monitoraggio telefonico e ambientale, nonché di videosorveglianza nei confronti di OLIMPIO Michele, dei suoi familiari e delle persone a lui collegate. I colloqui captati assumono fondamentale valenza probatoria consentendo di registrare,
in diretta, resistenza e l’operatività del sodalizio dei Maliardo, le sue strategie,
l’individuazione dei referenti del clan (in particolare la posizione di reggente di Olimpio
Michele) ed i sodali di maggior rilievo (Cecere Stefano e Quaranta Mario) che
controllavano, quali uomini di fiducia del primo, i territori di Giugliano, Licola, Lago
Patria e Varcaturo, le sue finalità, la sua composizione, i meccanismi deliberativi,
nonché di ricostruire la maggior parte dei delitti riconducibili alla contrapposizione
armata con il “gruppo delle Palazzine”, e dei delitti di estorsione commessi ai danni dei
commercianti e degli imprenditori di quell’area territoriale.
Oltre al contenuto delle conversazioni ambientali e telefoniche intercettate, hanno costituito un valido e preciso riscontro esterno anche le dichiarazioni dei collaboratori escussi negli anni.
Clan Mallardo, arriva la mazzata anche in appello per il gruppo Olimpio