Virus West Nile. Sono almeno 8 i casi clinici di infezione conclamata in Campania, che hanno dato luogo ad altrettante ospedalizzazioni a causa di forme neuroinvasive.
E’ allarme virus West Nile in Campania, quattro persone ricoverate in rianimazione
Quattro di essi sono gravi, in rianimazione, ricoverati al Moscati di Aversa e al Cotugno. Si tratta di persone che, nella maggior parte dei casi, hanno villeggiato a Baia Domizia. Il primo di Sessa Aurunca, classe ’63, è ricoverato al Cotugno in condizioni stazionarie. Il secondo del Vomero, classe 1945 ha anche lui soggiornato a Baia Domizia ed è ricoverato nel polo infettivologico in condizioni critiche.
Il terzo paziente è di Orta di Atella, del 1956 ricoverato al Moscati dove è arrivato con febbre alta e sintomi da meningite virale. Anche lui è grave. A questi tre se ne aggiungono altri 5 di cui 4 ricoverati sempre notificati all’Istituto superiore di sanità dalla Asl di Caserta. Si tratta di un 68enne, proveniente da Trentola Ducenta, è giunto in pronto soccorso, per febbre alta e stato di malessere generale, trasferito inizialmente in neurologia al Moscati di Aversa e poi in stato di coma in rianimazione. La diagnosi confermata al laboratorio del Cotugno.
Poi c’è un paziente di 80 anni, proveniente da Orta di Atella, giunto il giorno 19 luglio in pronto soccorso per febbre alta e in stato di malessere generale. Per il peggioramento dello stato clinico, sopore e rigidità nucale, è stato trasferito il 21 luglio in rianimazione.
I risultati delle analisi sui pazienti
Anche in questo caso sono state inviate le provette al laboratorio al Cotugno di Napoli, dove è stata confermata la diagnosi di West Nile Virus. Vi sono poi da due giorni un 65enne di Aversa e un 76enne di Sant’Antimo, entrambi ricoverati ad Aversa in Neuro con diagnosi fatta. In condizioni stabili. Infine due giorni fa sempre ad Aversa un uomo è stato dimesso dopo che i sintomi della malattia sono scomparsi.
Casi che rimandano ad almeno un cluster epidemico localizzato nella zona di Baia Domizia. Se ne sospettano almeno altri due nelle zone acquitrinose della valle del Sele e di Pertosa. Un quadro epidemiologico, quello appena descritto, emerso dopo una riunione convocata d’urgenza ieri mattina presso l’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno di Portici giustificata dal decesso, nei giorni scorsi a Formia, di Filomena Di Giovangiulio per Febbre del Nilo all’ospedale di Fondi.
Un’allerta scattata per valutare la situazione campana dopo i 6 casi confermati nella stessa zona del Lazio e alla decina di infezioni sparse in Italia segnalati tra Veneto, Emilia e Piemonte e nell’agropontino dove sarebbe morto anche un cavallo.
«In seguito a questa riunione – avverte Claudio De Martinis esperto dello Zooprofilattico di Portici – abbiamo preso contatti con le Asl e appreso dal servizio prevenzione di Caserta dei pazienti ricoverati. E’ da ritenere che il cluster epidemico conti già alcune centinaia di casi astintomatici considerando che solo l’1 o 2% per cento delle infezioni finiscono in ospedale».
Sintomi e prevenzione
Dai servizi di prevenzione della Asl Napoli 2 nord è stata confermata, sempre ieri, la circolazione del virus West Nile (Lineage 2) nel territorio del comune di Forio, ad Ischia, rilevato in un rapace selvatico emerso dal piano regionale di contrasto alle arbovirosi.
Sebbene nel 2025 a oggi non si siano registrati finora decessi per forme neuroinvasive, in Campania il livello di allerta è stato elevato per rafforzare le misure di prevenzione e protezione della popolazione.
«Nel salernitano, a differenza dello scorso anno, quando registrammo almeno 18 casi – sottolinea Pasquale Pagliano, docente associato di Malattie infettive dell’Università di Salerno e primario dell’unità operativa complessa di malattie infettive del Ruggi – finora non abbiamo registrato casi. Probabilmente anche grazie all’efficacia delle bonifiche effettuate. Per quest’anno sono ottimista. Nel 2024 furono 18 i casi accertati».
Le zone attenzionate sono quelle della zona di Persano e della foce del Sele oltre a quelle acquitrinose del litorale casertano dove gli uccelli migratori si radunano. La malattia neuroinvasiva è gravata da un 30% di mortalità Nel 2024, nel beneventano, i decessi furono 2 su 12 ma per sovrainfezioni batteriche. Nel salernitano invece, sempre nel 2024, sono 5 i decessi su 15 casi.