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sabato, Luglio 5, 2025
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Casa distrutta dall’incendio a Capodichino: “Non sappiamo dove vivere”

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 Costretti a trovarsi un alloggio di fortuna e a vagare da un posto all’altro dopo che le proprie abitazioni sono andate distrutte insieme al deposito di detersivi nel rogo del 21 agosto scorso. È l’odissea vissuta in questi giorni da 5 famiglie di Calata Capodichino 127, dove l’incendio al capannone ha avuto serie conseguenze non solo per la struttura dove si trovavano i prodotti ma anche per le case adiacenti, rese oramai inutilizzabili dalle fiamme. E non è tutto: perché oltre al danno c’è anche la beffa di un vuoto normativo. Siccome non si tratta di una calamità naturale – uno dei sospetti infatti è che il fuoco al capannone dei detersivi sia stato appiccato volutamente, ma a chiarirlo saranno le indagini –  non esiste la possibilità per gli enti pubblici, in questo caso il Comune di Napoli, di garantire una tutela agli inquilini senza più la casa. Una stortura, se si vuole una contraddizione per l’assenza di una legge, come ribadito questa mattina ad una coppia di Calata Capodichino, accompagnata dal senatore del Movimento 5 Stelle Sergio Vaccaro e la consigliera pentastellata Mari Muscarà, dal vicesindaco Raffaele Del Giudice. Un ostacolo non di poco conto, che nel caso del marito e moglie ricevuta a San Giacomo diviene ancora più insormontabile. E il motivo lo spiegano i diretti interessati, Alessandro ed Elvira, che ora alloggiano dai genitori di lei sempre nell’area di Capodichino. «Abbiamo un figlio di 5 anni con problemi di epilessia, sottoposto a terapie in una struttura di Miano diverse volte a settimana. Dalla nostra casa al centro di il tragitto è comodo ma il bambino adesso è a disagio perché non sente l’abitazione dove siamo ospitati come propria. E ce lo dice continuamente che stare lì a lui non piace. Siamo arrabbiati, anche le altre famiglie lo sono, perché a quanto pare rientrare nelle nostre case non se ne parla. Siamo preoccupati per nostro figlio, per il contraccolpo che rischia di avere». Gli appartamenti bruciati sorgevano in un edificio all’interno del quale era ospitato un call center. Poi, circo un lustro fa, venne decretato il cambio di destinazione d’uso con i 5 nuclei affittuari dell’attuale proprietario di questo stabile. E qui, c’è un’altra sfortuna nella sfortuna: il capannone incendiato infatti si trovava in quel punto di Calata Capodichino soltanto da 6 mesi, quindi molto dopo che sorgessero le abitazioni. In precedenza, a quanto risulterebbe, sarebbe stato oggetto di un altro raid nella vecchia sede, da allora trasferita nel punto dove è avvenuto il rogo il 21 agosto. L’area è ora posta sotto sequestro da parte dell’autorità giudiziaria ed è impossibile entrarci in questo momento anche per salvare il salvabile. A sostegno di ciò, basti pensare che un custode, con problemi di deambulazione, s’è visto costretto a spostare il proprio letto di casa nei pressi dell’androne

Ma cosa si può fare? «Attestato che la norma parla chiaro – afferma la consigliera regionale Mari Muscarà, cercheremo un modo di stare vicino a queste famiglie che hanno perso tutto, immobili effetti personali. Magari possiamo aiutare in questo senso. Certo che fa specie come la città che si professa dell’accoglienza, con l’amministrazione comunale pronta a dire “aprite i porti’’, non riesca a garantire a tutti un alloggio rientrante nel proprio patrimonio comunale». E dal punto di vista legislativo?  «Bisogna lavorarci in Parlamento e nella commissione bicamerale del federalismo fiscale di cui faccio parte per far inserire una norma che disciplini la materia dando così la possibilità agli enti locali di poter intervenire» afferma il senatore Sergio Vaccaro.
«Fortunatamente ero in sede al Comune ed ho potuto incontrare un senatore della Repubblica, una consigliera regionale e i cittadini che erano con loro» ha detto a margine dell’incontro il vicesindaco Del Giudice che ha aggiunto: «Purtroppo il nostro intervento è limitato dalla legge e poi la struttura dove si trovavano le case è in mano ai privati. Nonostante ciò, attiveremo tutte le nostre competenze e come amministrazione eravamo già presenti sulla vicenda».

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