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Inchiesta Prisma, altri guai per la Juve: contratti segreti e la “carta Mandragora”

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Emergono nuovi sviluppi legati all’inchiesta Prisma a poco meno di un mese dall’udienza preliminare fissata per il 27 marzo. Come anticipato da La Repubblica, gli inquirenti stanno indagando su alcuni accordi segreti che sarebbero stati siglati tra la Juventus e altri club, come Atalanta e Udinese, con formule e cifre differenti dai contratti depositati in Lega e formalizzati da scritture private per far quadrare i conti.
In particolar modo, l’attenzione dei pm Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Ciro Santoriello si è concentrata sulla “carta Mandragora”, ovvero sull’operazione che nell’estate del 2018 portò il calciatore a vestire il bianconero dell’Udinese dopo due anni di Juve. I friulani lo acquistarono per 20 milioni di euro, cifra che permise alla Vecchia Signora di mettere a referto una plusvalenza di 13.7 milioni. Durante la sua permanenza in Friuli, il calciatore si infortunò al crociato e collezionò prestazioni non troppo brillanti. Tuttavia, la Juve decise comunque di ricomprarlo a 10 milioni più 6 di bonus e di lasciarlo in prestito all’Udinese. Il sospetto, dunque, è che si sia trattato di una sorta di obbligo di riscatto mascherato.
Per questo motivo sono stati convocati in Procura l’ex calciatore juventino Rolando Mandragora, il padre (che di fatto è il suo agente), il vice presidente dell’Udinese Stefano Campoccia (il suo nome era già emerso tra i partecipanti alla cena organizzata il 23 settembre 2021 da Agnelli alla Mandria e alla quale era stato invitato il presidente della Lega Gabriele Gravina) e Maurizio Lombardo (ex dirigente Juve, oggi alla Roma).
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